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NOVELLA XI.VII

415 tanto lodare la beltà e costumi di Margarita — ché cosi aveva nome la donna, — la volle vedere e fece che con destro modo, senza saputa dei ragazzi, Margarita gli fu in camera condotta. Come egli la vide, giudicò per certo die era bellissima e colma di molta grazia; onde senti destarsi tal che dormiva e deliberò provare se era cosi dolce cosa il giacersi con una donna, come altri diceva. Volle adunque che ella seco nel letto entrasse. U che fatto, ella, che sapeva costui esser il signore di tutti, si dispose, se con gli altri era stata buona mugnaia, con il capitano esser ottima e far una si trita e perfetta macinatura, che Niccolò Piccinino non cercasse più altro mugnaio che lei. II macinare si fece di sorte che il buon capitano, che non era avvezzo a simil bocconi, non si poteva saziare di starsi seco. Egli fiera- raniente di lei s’innamorò e volle che segretamente la donna fosse guardata, e ogni notte seco si giaceva; ed ella, che tanto tempo era stata a le mani del vecchio marito, si sforzava d’emendar tutti i danni passati. Messer Bernardo insieme col bargello usò diligenza assai per ritrovar il trombetta e non lasciò buco in Pavia che non ricercasse. Ma il povero uomo, che sapeva che il capitano gli voleva male, stette fin a la sera appiattato in quella casa guasta, che non era molto lontana da la porta di Pavia che va verso Lodi. Egli era vestito de le vesti di messer Bernardo ed aveva di molti ducati e anella di valuta. Onde ne l'imbrunir de la sera, senza che fosse conosciuto, se n’usci di Pavia e andò verso Lodi, non si potendo cavar di fantasia l'amore che a la donna portava. E non si tenendo sicuro ne le terre del duca Filippo, se ne passò in Toscana; ove poi, presa moglie, attese con lei a vivere allegramente. Il che poteva egli comodamente fare, avendo, dei danari e gioie che da Pavia recati aveva, compro a Cortona — ché egli era cortonese — una possessione. Messer Bernardo fece purgar la casa e, non ritrovando né ossa di donna né vestigio de la sua cassa ove teneva i danari, pensò che il tutto si fosse fuso in cenere; e molto gli doleva de la moglie, credendo che il trombetta l’avesse ancisa ed arsa. Venne il tempo di primavera, che Niccolò Piccinino, che aveva messo ad ordine i suoi soldati, deveva cavalcare ne la Marca

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