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NOVELLA L

41 dismare. Erano poco innanzi quivi albergati alcuni gentiluomini e già desinavano. Smontato il trombetta e fatto metter il cavallo ne la stalla e ben curare, fu messo in una camera e datogli da desinare. Egli era un bel compagno,- molto ben vestito, con gasacca di velluto e con la berretta ricca di puntali d’oro e d’una preziosa medaglia. Aveva anco al collo una catena d’oro di settanta in ottanta scudi, con ricchi anelli ne le mani. Come ebbe desinato, si mise andare per l’osteria e vide i gentiluomini sovradetti, che in camera ove desinato avevano giocavano una grossa primiera. Era Arnaldo assai più vago del gioco che le gatte dei topi; il perché, salutati con riverenza i giocatori, s’accostò a vedergli giocare. Non stette guari a vedere che si fece un resto di forse cento scudi, nel quale uno aveva arrischiato tutti i danari che dinanzi aveva. Questi, perduta la posta, si levò dal gioco dicendo di non voler più giocare. 11 trombetta alora, messa la mano a la berretta, disse: — Signori, quando non vi dispiaccia, io giocherò volentieri venticinque scudi. — Siate il ben venuto — risposero coloro. — Sedete. — Arnaldo, assiso, cacciò mano a la borsa e cavò fuor venticinque scudi e cominciò a giocare. Vinceva ora una posta, ora un’altra ne perdeva. Come poi cominciò a riscaldarsi su il gioco, tratto tratto faceva del resto, e per lo più de le volte perdeva. E di modo tanto strabocchevolmente giocava, che in poco d’ora perdé la somma di più di seicento scudi ; né gli bastando questo, si giocò tutti i panni, la berretta, la catena, gli anelli ed il ronzino, e restò un bel fante a piede, in colletto, con la tromba a le spalle, la quale non vi saperei ben dire come gli rimanesse: se fu che egli per riverenza de l’insegna giocar non la volesse, o pure che i giocatori non le volessero dir sopra. Sia come si voglia, egli si trovò il più disperato uomo del mondo e non sapeva ciò che farsi. A la fine pur si mise a caminar a piede e a buon’ora, ché era di state, arrivò a Parigi. Era altre volte dimorato per molti di esso Arnaldo in un albergo dentro Parigi, ove aveva avuta amorosa pratica con una giovane assai bella che là entro era servente de l’oste. Colà adunque inviatosi e inteso che la giovane più non ci dimorava, ma che serviva la

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