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PARTE TERZA parlare di varie cose. Il gentilissimo Berna a mia richiesta recitò il suo piacevole e facetissimo capitolo, scritto da lui al dottissimo nostro Fracastoro, del prete del Povigliano, che più volte ci fece ridere. Disse anco alcuni sonetti i più festevoli del mondo. Era quivi messer Desiderio Scaglia, giovine di buone lettere e di modestissimi ed ottimi costumi ornato, il quale aveva in mano gli acuti ed ingegnosi Discorsi de l'arguto messer Niccolò Macchiavelli. E pregato da tutti che alcuna cosa leggesse, ci lesse a caso quel capo il cui titolo è, che Sanno rarissime volte gli uomini esser al lutto tristi od al tutto buoni. Sovra questo capo si dissero di molte cose. A la fine fu pregato messW Francesco Torre che con alcuna piacevole novella ci volesse dilettare; onde egli senza indugio una ce ne disse che tutti ci empi di meraviglioso stupore. Onde ho voluto che vostra sia ed al nome vostro intitolata, poi che voi, essendo quel di al vostro amenissimo Greciano, non eravate con noi. Vi protesto bene che a me pare che male a voi convenga, che séte gentile e la bontà del mondo; ma non avendo ora altro che darvi, questa vi dono. State sano, ed ascoltate il nostro Torre. NOVELLA LV Infinita malvagità d'un dottore in beffarsi del demonio, come se non fosse inferno né paradiso. • La lezione che il nostro da bene messer Desiderio ci ha per sua cortesia letta, come voi tutd, signori miei, potete aver notato, contiene in sé vie più di male che di bene, anzi in sé nessuna buona cosa ha. Io per me mi fo a credere, e credo senza dubio aver compagni assai, che al mio parere acconsentiranno, cioè non esser mala cosa a saper il male, ma bene esser degno d’eterno biasimo chi il male mette in opera e medesimamente chi altrui l’insegna. Egli si vuol insegnare, predicare ed imparare ciò che è giusto e buono, e i mezzi, con i quali le regolate e buone opere si deveno operare, sono da essere notati e posti in effetto. E per questo sono stati ordinati

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