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PARTE SECONDA Ora ragionandosi in Milano in una onorata compagnia di molti gentiluomini d'alcune cortegiane e dei loro modi che assai sovente usano, il capitano Gian Battista Olivo, uomo molto faceto e gentile, narrò una novelletta a Roma accaduta, la quale avendo io scritta secondo la narrazione da lui fatta, ho voluto che sia vostra. E cosi ve la mando e dono, essendo tutte le cose mie vostre. State sano. NOVELLA LI Isabella da Luna spagnuola fa una solenne burla a chi pensava di burlar lei. Chi volesse far il catalogo de le cose che fanno le cortegiane in tutti i luoghi ove si trovano, averebbe per mio giudizio troppo che fare, e quando si crederia d’aver finito, pur alora resteria più a dire che quanto detto si fosse. Ma vegnamo a qualche atto particolare e narriamo alcuna facezia di quelle che queste barbiere fanno. Tra l'altre che a Roma sono, ce n’è una detta Isabella da Luna, spagnuola, la quale ha cercato mezzo il mondo. Ella andò a la Goletta e a Tunisi per dar soccorso ai bisognosi soldati e non gli lasciar morir di fame; ha anco un tempo seguitata la corte de l'imperadore per la Lamagna e la Fiandra e in diversi altri luoghi, non si trovando mai sazia di prestar il suo cavallo a vettura, pure che fosse richiesta. Se n’è ultimamente ritornata a Roma, ove è tenuta da chi la conosce per la più avveduta e scaltrita femina che stata ci sia già mai. Ella è di grandissimo intertenimento in una compagnia, siano gli uomini di che grado si vogliano, perciò che con tutti si sa accommodare a dar la sua a ciascuno. È piacevolissima, affabile, arguta e in dare a’ tempi suoi le risposte a ciò che si ragiona, prontissima. Parla molto bene italiano, e se è punta, non crediate che si sgomenti e che le manchino parole a punger chi la tocca, perché è mordace di lingua e non guarda in viso a nessuno, ma dà con le sue pungenti parole mazzate da orbo. È poi tanto sfacciata e presuntuosa che fa professione di far arrossire tutti quelli che vuole, senza che ella si cangi di colore.

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