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NOVELLA LII

55 liberalità e cortesia agli stranieri e a quelli che passavano per la sua città, onorando tutti secondo quello che valevano e facendo le spese ad infiniti, che la fama de le sue cortesie volava per tutti quei contorni, lo in compagnia d'alouni gentiluomini di Fez una volta ci capitai e fui alloggiato nel suo palazzo con i compagni, dove fummo tanto onoratamente trattati quanto dir si possa. E perché intese che io era cristiano e genovese, parlò buona pezza meco de le cose d'Italia e del modo nostro di vivere, usando sempre tanta umanità verso tutti che era cosa mirabile. A me in particolare fece molte offerte. Ora perché l'uomo assai spesso non sa vedere né conoscer il suo bene e ne la prospera fortuna da sé s’acceca, e nessuna maggior peste è ne le corti dei signori come è l'adulazione, venne voglia a Maomet d’occupare Tezà, città vicina al monte Atlante circa cinque miglia, che era del re di Fez. Communicò questo suo pensiero con alcuni dei suoi, i quali, non considerata la potenzia e grandissimo dominio del re di Fez, al quale in modo veruno Maomet non era da esser agguagliato, con sue vane adulazioni il persuasero a far l'impresa. E perché ogni settimana a Tezà si costuma di far un solenne mercato di frumento, ove concorrono assai popoli e massimamente montanari, indussero Maomet che si disponesse in abito da montanaro d'andar al mercato e che essi, con gente che meneriano seco, assalirebbero il capitano di Tezà, e che senza dubio prenderiano la città, perché di dentro egli aveva una gran parte del popolo che in suo favore, udito il nome di Maomet e vedutolo presente, si lèvaria. Ma che che si fosse, questo trattato pervenne a le orecchie a Saich, de la famiglia di Quattas, re di Fez e padre del re che oggidì regna. Saich, inteso il pericolo, di subito fece metter soldati a la guardia di Tezà e, congregato un grosso essercito, andò ai danni di Maomet. Ed ancora che egli fosse còlto a l’improviso, sostenne nondimeno animosamente l’assedio ed assalto dei soldati del re. Come v'ho già detto, Dubdù è posta sul monte e molto forte per il sito; onde fu una e due volte la gente del re da quelli de la città, con la morte di molti di quei di fuori, ributtata. Ma il re rinforzò il suo campo di molti balestrieri ed archibugeri, e molto danno dava a la

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