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NOVELLA L1I

57 umilmente venisse ai tuoi piedi e prostrato in terra ti chiedesse perdono de le sue pazzie e ti supplicasse che gli avessi pietà, come lo trattaresti tu? — A questo disse il re: — Io giuro per questa mia testa che se egli in cotal maniera dimostrasse riconoscimento del suo folle errore, non solamente gli perdonerei l’ingiurie a me fatte, ma oltra il perdono farei seco parentado, dando due mie figliuole per mogli ai dui suoi figliuoli che intendo che ha, e lo confermarei nel suo stato, dandogli anco quella dote che al grado mio convenisse. Ma non mi posso persuadere che egli mai sofferisca d’umiliarsi, cosi è superbo ed impazzito. — Non tardò Maomet a rispondere e disse: — Egli farà il tutto, se tu l'assicuri di mantenergli la tua parola in presenza dei maggiori de la tua corte. — Io penso — seguitò il re — che gli possano bastare questi quattro che tra gli altri sono qui, cioè il mio maggior segretario, l'altro il mio generai capitano de la cavalleria, il terzo che è mio suocero ed il quarto il gran giudice e sacerdote di Fez. — Udito questo, Maomet si gettò ai piedi del re e con Iagrimante voce disse: — Re, ecco che io sono il peccatore che a la tua clemenza ricorro. — Il re alora lo sollevò ed amorevolmente, con accomodate parole, abbracciò e basciò. Poi, fatte venir le.due sue figliuole e Maomet i figliuoli, si fecero le nozze con grandissima solennità. Ebbe dapoi Saich sempre per parente ed amico Maomet, e oggidì fa il medesimo il figliuolo d’esso Saich, che è successo al padre suo nel reame di Fez. ■ .

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