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NOVELLA XLV

5 Bassano le narrò ciò che udito aveva e quanto intendeva di fare. Come la badessa fu tornata a la camera, la scaltrita monaca mise fuori il suo prete. Era quel di il giorno di san Lorenzo, a la festa del quale era invitato il vescovo, e a don Bassano, canonico d’essa chiesa, toccava quel di a cantar la messa. Il perché, fattosi portar il messale de la messa grande a la camera, rase via alcune parole nel prefazio e destramente ve ne scrisse alcune altre, come intenderete; il che gli fu facile, perché il messale era di carta pergamina. Venne il vescovo con i primi cittadini de la città ad onorar la festa. Don Bassano solennemente cominciò a cantar la messa. 11 vescovo era vicino a l’altar grande suso una gran sedia per lui messa ad ordine. Ora, cantando il prefazio, disse don Bassano: — Omnipotens aeterne Deus, qui hesterna nocte reverendissimurn dominimi nostrum supra montem Gelboe ascendere ibique campanas coeli pulsare et deinde in vallem Iosaphat descendere fecisti, ubi multa mirabilia fecit, ecc. — Il vescovo, sentendo cantar queste cose nel prefazio, che credeva esser segretissime, entrò in grandissima còlerà; e finita la messa, turbato fuor di modo, se n’andò al vescovado con animo di maltrattar il prete, il quale, subito che desinato si fu, fece citare. Il prete ebbe modo d’aver in compagnia sua sei o sette gentiluomini dei più bravi de la città, suoi amici, e con quelli si presentò al vescovo. Era monsignore in sala passeggiando, che, come vide il prete, con rigido viso gli domandò che prefazio era quello che cantato quella matina aveva. Egli rispose che il prefazio era sul messale, e noi credendo, il vescovo mandò un suo prete a San Lorenzo a pigliarlo. Fu portato il messale e dato in mano al vescovo, il quale, aperto il libro, trovò le parole si ben contrafatte e simili a l’altre che non seppe che dire. Tirato poi da parte don Bassano, volle da lui intender come il fatto stava. Il prete gli disse la cosa come era; onde sbigottito il vescovo e dubitando che gli amori suoi con la badessa non si divagassero, s’accordò con il prete e gli restituì gli ottanta ducati che altre volte gli aveva fatto pagare, e gli disse: — Don Bassano, noi siamo tutti uomini: attendi a donarti buon tempo e lascia che altri facciano il simile. Noi faremo che

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