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NOVELLA LV

83 e che per servirla lasci ogni altra cosa. — Cosi il misero amante, d’uno in altro pensiero travarcando e di se stesso beffe facendo e non durando lungamente in un pensiero, mille mutazioni l’ora faceva. A la fine, dopo infinite dispute tra sé fatte, dato luogo a la ragione, giudicò di non potersi da lui cosa più disconvenevole fare quanto era d’amar costei. E non potendo lasciar d’amare e più tosto morire deliberando che cosi scelerato amor seguitare o ad altrui discoprire, a poco a poco come neve al sole si struggeva; onde a tal venne che, perdutone il sonno e il cibo, cascò in tanta debolezza che fu costretto a mettersi a letto, di maniera che per soverchio di noia egli infermò gravissimamente. Il che veggendo, il padre, che teneramente l’amava, n’ebbe cordoglio infinito. E fatto venir Erasistrato, che era medico eccellentissimo ed appo tutti in grandissimo prezzo, Seleuco quello affettuosissimamente pregò che del figliuolo prendesse quella diligentissima cura che a la gravezza del male conveniva. Venuto Erasistrato e tutte le parti del corpo del giovine ritrovate sane e segno alcuno ne l’orina né accidente ritrovando per cui si potesse giudicare il corpo esser infermo, fece, dopo molti discorsi, giudicio, quella infermità esser morbo e passione de l’animo, a tale che egli di leggero ne morrebbe. Il che fece intender a Seleuco, il quale amando il figliuolo, si perché era figliuolo — che tuttavia sono amabili e portano seco vincolo grandissimo d’amore — e si ancora perciò che per vertù e meriti assai valeva, portava di questa infermità si gran dolore e tanta malinconia n’aveva che maggiore non si sarebbe potuto dire. Era il giovine di natura sua costumato e piacevole, era valoroso e prode de la persona quanto altro de la sua età e bello de la persona; il che a tutti lo rendeva amabile. Il padre ogni momento d’ora gli era in camera e la reina medesimamente spesso lo visitava e di sua mano, quando egli si cibava, lo serviva; il che non so io, che medico non sono, se al giovine recasse giovamento o che forse più di male facesse che bene. Crederò ben io che egli molto volentieri la vedesse e che mai non averebbe voluto che ella partita dal Ietto si fosse, come colui che ogni suo bene, ogni speranza, ogni pace ed ogni diletto

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