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PARTE SECONDA Buona di Savoia duchessa di Milano e di molte altre grandi prencipesse. Era quivi messer Gifredo da San Digiero franzese, uomo d'arme il quale lungo tempo era stato in Italia, venuto al tempo di Carlo ottavo re di Francia quando cacciò del regno di Napoli gli Aragonesi. Egli poi che buona pezza ebbe ascoltato ciò che si diceva senza mai far motto alcuno, ultimamente cominciando a parlare narrò una novella a proposito di ciò che si ragionava; la quale essendo a tutti piaciuta, prima che da Gazuolo partissimo, io cosi di grosso l’annotai. Avendola poi scritta, quella al nome vostro ho dedicata. Vi piacerà adunque, come tutte le cose mie solete, di leggerla ed accettarla, come mi rendo certo la vostra mercé che farete, a ciò che resti, appo quelli che dopo noi verranno, testimonio de l’amicizia nostra, e restino senza ammirazione quando talora intendono alcuna donna, oltra gli abbracciamenti del marito, averne voluto provar degli altri. State sano. NOVELLA LVI Infelicissimo amore di due dame reali e di dui giovini cavalieri che miseramente furono morti. Egli mi pare, signori miei, che tutti siate pieni di meraviglia che queste reine e nobilissime donne che ricordate avete abbiano aperto il petto a le fiamme amorose, essendo in cosi alto grado poste come erano, quasi che elle non fossero di carne e d’ossa come le donne di bassa condizione sono, e in loro non devesse destarsi il concupiscibile appetito come ne l’altre. Ma se bene considerarete, vi parrà certamente che l’ammirazion vostra non meriti titolo di meraviglia, perciò che quanto più la donna è nodrita dilicatamente, quanto più si pasce di cibi nobili e preziosi e quanto più si dà a l’ozio, a le lascivie, a le delicatezze, e morbidamente dorme e tutto il di vive in canti, suoni e balli, e di continovo di cose amorose ragiona ed ascolta volentieri chi ne parla, tanto più sia facile ad irretirsi nei lacci amorosi che non sono quelle il cui stato è basso, e bisogna che pensino al governo de la casa e come ne la strettezza dei beni