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e di spender come mi piace. Tuttavia in casa è più fastidioso che il fastidio, chè non si cuoce mai vivanda che sia a suo modo, nè già mai egli ordinarebbe in cucina cosa che sia. Egli sempre ha a mangiar seco questi e quelli, e quanto più ci è gente tanto più grida e fa romore, e sempre d’ogni cosa dà la colpa a me, di modo che egli è, come si suol dire, il diavolo di casa e la festa de la contrada. Ma quello che più mi preme e mi sta su lo stomaco, è che il malvagio uomo non si giace meco tre volte il mese, come s’io fossi assiderata o qualche stroppiataccia o di sessanta anni, che ancora non veggio il ventesimo terzo, e son pur morbida e fresca e, s’io non sono la più bella di Milano, posso perciò comparir fra l’altre, e s’io volessi non mi mancheria chi mi farebbe la corte. Io so bene quanti amanti, e de’ primi di questa città, m’hanno vagheggiata e con ambasciate e lettere sollecitata, e a tutti sempre ho dato repulsa, seguendo il conseglio di quella benedetta anima di mia madre, che sempre mi predicava che io mettessi tutto il mio amore e tutti i miei pensieri in quello ch’io prenderei per marito, come la buona donna aveva fatto in mio padre. E così certamente ho fatto io, sperando pure che mio marito si devesse rimovere da questa sua malvagia vita. Ma egli va di male in peggio, di modo che io mi sono determinata proveder a’ casi miei, perdonimi Iddio, chè io non posso più vivere a questo modo. Chè s’io avessi voluto viver senza uomo, mi sarei fatta monaca con una mia sorella maggiore, che si fece religiosa nel monastero di santa Radegonda. Ora, commar mia, v’ho io fatto questo breve discorso per aver da voi aita e conseglio, portando ferma openione che voi farete per me tutto quello che conoscerete che mi possa recar gioia e profitto. – A questo la commare s’offerse molto liberamente. Soggiunse alora Caterina: – Voi avete poco fa veduto passar qui dinanzi quel giovine su la mula, che voi mi diceste non conoscere, il qual mi par molto discreto e gentile. Egli più volte ha questo carnevale parlato meco richiedendomi d’amore; ma io mai non gli ho risposto troppo buone parole. È ben vero che da qualche dì in qua gli ho fatto meglior viso del solito. Ora io mi sono ne l’animo mio risoluta che egli sia quello che supplisca ai diffetti del mio marito, o sia di giorno o sia di notte, con quel più secreto e facil modo che sarà possibile. Ma perchè credo che noi due sole non poteremo al desiato fine condurre questo mio desiderio, penso che sarà ben fatto che io mi discopra con la mia vecchia, la quale, quando mio marito non viene la notte a casa, si dorme ne la mia camera; chè de le giovani donzelle

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