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io non me ne fidarei già mai. Che ne dite voi, commar mia cara? – Alora la buona donna così a Caterina rispose: – Veramente, madonna, io vi ho sempre avuto una gran compassione, veggendovi bella, giovane e delicatamente nodrita, e sapendo la pessima vita del compare. Ciò che detto m’avete resterà sempre sepolto in me. E poi che deliberate di non perder in tutto la vostra giovanezza, voi fate molto bene. Ora io sarei di parere che voi mi lasciassi parlar con la vecchia e tentar l’animo suo per veder come si muove, e lasciate guidar la cosa a me, perchè io spero condurla a buon porto. – Restarono adunque in questa conchiusione, che la commare parlasse con la vecchia, e che trovandola disposta ai casi loro, che non si desse indugio a far che Lattanzio entrasse in possessione dei beni tanto desiderati, avendo di già previsto il modo con il quale, tutte le notti che il marito a casa non veniva, egli assai leggermente si poteva con la donna trovare. Era una certa viottola che non aveva uscita, la quale terminava una de le parti de la casa di Caterina, ove rispondeva un uscio che dava adito in una stanza terrena assai grande, ove erano alcuni antichissimi tinacci da far vino che più non erano in uso. Questo uscio, perciò che erano molti anni che non s’era aperto e là tra quei vasi da vino nessuno praticava, e quasi nessuno mai era che andasse in quella vietta, non era in memoria d’uomo di casa nè di donna, e tanto più che dinanzi a quello stava un gran tinaccio che la vista de la porta in tutto occupava. Ma amore che ha più occhi che non aveva Argo, poi che la donna si deliberò introdur in casa Lattanzio, le prestò un occhio dei suoi, con il quale ella vide la porta, e il tutto bene considerato pensò non v’essere più sicura via di quella a dar compimento agli appetiti suoi. Parlò poi la commare con la vecchia, e la trovò dispostissima a tutto quello che la padrona voleva. Onde, dato l’ordine tra loro di quanto a far s’aveva, Caterina tanto cercò che a le mani le vennero certe chiavi vecchie, ne le quali la vecchia, ora una or un’altra provando, trovò quella che l’uscio apriva. Il che fatto, e stando un dì ne l’ultimo di carnevale Caterina suso la porta presso la sera, passò Lattanzio a cavallo mascherato, e a quella s’accostò dandole riverentemente la buona sera. La donna con amorevoli accoglienze lo raccolse, ed entrando Lattanzio nel solito ragionare dei suoi amori, e domandando comodità di poterle parlare in luogo segreto, ella, poi che due o tre volte s’ebbe fatto pregare, non potendo più stare su ’l duro ed avendo non minor voglia di trovarsi segretamente con Lattanzio di quella che egli

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