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signora Camilla Scarampa si doni e consacri, e tanto più volentieri ve lo mando, quanto che la signora vostra madre ed il signor Aloise Scarampo vostro fratello, che furono a la narrazion presenti, affermarono la detta signora Camilla esser stata del vostro sangue, e voi per quella aver il nome che avete. Il che sarà cagione che questa mia novella non potrà esservi se non cara, e giovami credere che sarà cagione di farmi veder qualche bella vostra composizione, parendomi un’età che io non ho da voi nè lettere nè rime; e pur vi deverebbe talora sovvenire di me che tanto vi son servidore. Ma com’esser può che di così nobil morte e pietosa di questa vostra parente voi negli scritti vostri non abbiate fatto mai menzione alcuna? chè in vero merita esser tenuta viva ne la memoria de la posterità. State sana.

La signora Camilla Scarampa, udendo esser tagliata la testa al suo marito, subito muore.


La disputa che voi, signori, tra voi graziosamente fatta avete, m’induce a narrarvi non una novella, chè questo nome non vo’ a la mia narrazione dare, ma un pietoso e breve caso, per il quale vederete che non solamente per soverchia allegrezza si muore, ma che anco si muor di doglia. Era del paese di Monferrato governatore il signor Costantino Aranite, cacciato del suo dominio da l’imperador dei turchi. E perchè era de la madre del marchese Guglielmo di Monferrato strettissimo parente, a Casale si ridusse, ed essendo il marchese Guglielmo ancor fanciullo, egli lo stato governava. Avvenne in quei dì che il signor Scarampo degli Scarampi, famiglia in questa città ricca e nobilissima e di veneranda antichità, che aveva per moglie una gentilissima e bella donna pur de la famiglia degli Scarampi, che Camilla si nomava, venne a questione con un gentiluomo di Monferrato per li confini de le lor castella. Aveva il signor Scarampo ne le Langhe alcune belle castella, ed in Monferrato anco teneva una bellissima terra. Ora in quei dì che Carlo VIII, re di Francia, passò in Italia e andò a pigliar il reame di Napoli, litigava esso Scarampo a Casale innanzi al conseglio del marchese per mantenere le giurisdizioni del suo luogo che quello di Monferrato cercava d’occupargli. E veggendo che non gli era fatta quella ragione che gli pareva d’avere, e che il suo avversario aveva più favore, se

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