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sommo pontefice aveva l’ufficio de l’oratore essequito. Le due giovanette, poi che furono maritate ed intesero la nemicizia che tra i mariti loro regnava, si ritrovarono pur troppo smarrite e di mala voglia, parendole vie più che difficile il non dever perseverare amichevolmente insieme, come sin dai lor teneri anni erano avvezze. Tuttavia essendo discrete e prudenti, per non dar occasione ai lor mariti di gridar per casa, deliberarono, lasciata la consueta domestichezza ed amorevol familiarità, non si ritrovare insieme se non a luoghi e tempi convenevoli. E fu loro in questo la fortuna assai favorevole, imperciò che, avendo i palagi l’uno a l’altro non solamente vicini ma contigui, v’era da la parte di dietro attaccato a ciascuno un orticello, e questi orticelli da una sola e picciola siepe erano separati, in modo che ogni dì si potevano vedere, e ben sovente ragionare. Oltre di questo le genti di casa de l’uno e de l’altro sposo, pur che dai padroni non fossero vedute, usavano molto domesticamente insieme. Il che era a le due compagne di grandissimo piacere, perchè, quando i mariti di casa si partivano, potevano a lor bell’agio per via de l’orto lungamente insieme diportarsi; e questo facevano elle assai sovente. Ora stando la cosa in questa maniera, passarono circa tre anni che nessuna di loro ingravidò. Fra questo mezzo, veggendo Anselmo spesse fiate la vaga bellezza di madonna Luzia, sì fieramente di lei s’accese, che a lui non pareva quel giorno di poter star bene, se una buona pezza quella non avesse vagheggiata. Ella, che era di spirito e d’ingegno sottile, subito s’avvide del vagheggiar d’Anselmo. Onde nè d’amarlo nè altresì che di lui non prendesse cura facendo vista, così tra due lo teneva sospeso, per meglio poter spiare a che fine questo vagheggiamento devesse riuscire. Tuttavia, più tosto mostrava di vederlo volentieri che altrimenti. Da l’altra parte i bei costumi, i saggi modi e la leggiadra bellezza di madonna Isotta erano tanto a messer Girolamo piacciuti, quanto ad amante alcuno altra donna piacesse già mai. Onde non sapendo senza la dolce vista di lei vivere, facil cosa fu ad Isotta, che molto scaltrita era ed avveduta, accorgersi di questo nuovo amore. Ella che onestissima era e saggia, e il marito suo sommamente amava, nè più nè meno a Girolamo buon viso mostrava, come generalmente a chiunque o cittadino o straniero che la vedesse e non fosse da lei conosciuto era solita di fare. Ma egli più d’ora in ora infiammandosi e tuttavia perdendo la libertà, come quello a cui l’amoroso strale aveva punto il core, ad altro che a lei non poteva rivolger l’animo. Erano le due compagne solite d’andar

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