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ora convenevole uno dei signori di notte con dui solenni cirugici, facendo chiamar quello che già medicato aveva suo nipote, andasse ove giaceva l’infermo, sì per ben informarsi del caso, come anco che tutti tre i medici vedessero e provedessero tutto quello che a la salute de l’infermo era di bisogno. Andarono adunque, quando tempo gli parve, il signor di notte e i medici, e fatto venir a casa del prete che prima l’infermo aveva medicato, e da lui inteso la piaga, ancor che fosse perigliosa, non esser perciò mortale, entrarono in camera ove il giovine riposava. Quivi trovatolo che non dormiva, cominciarono quello, che ancora un pochetto de lo stordito teneva, diligentemente a domandare, come il caso avvenuto fosse, dicendogli che liberamente il tutto dicesse, perciò che di già il primo medico aveva affermato loro la piaga non esser stata di spada, ma o che era da alto luogo caduto o di qualche mazza percosso; ma che teneva per fermo, per quello che aveva potuto conoscere, che egli, da alto luogo cadendo, s’aveva frastagliato il capo. Aloise, sentendosi dai medici domandare, essendo colto a l’improviso, senza troppo pensarvi su disse l’altezza de la finestra e di chi fosse la casa. Ma egli a pena ebbe ciò detto, che molto mal contento se ne ritrovò. Onde da l’estremo dolore che di questo sentì, gli smarriti spiriti in lui di tal modo si risvegliarono, che egli subito elesse prima di morire, che cosa dire che cadesse in disonore di madonna Gismonda. Domandògli adunque il signor de la notte, che cosa egli a quell’ora a la casa e a sì alta finestra di madonna Gismonda andasse cercando. A questo, non potendo egli tacere, nè sapendo che dire per l’autorità del domandante, subito tra sè in un tratto discorse, che se la lingua aveva, inconsideratamente parlando, errato, che il corpo ne patirebbe la pena. Onde, prima che macchiar in parte l’onor di colei la quale egli più che la propria vita amava, deliberò metter la vita sua e l’onore in mano de la giustizia, e disse: – Già ho detto, nè sono per negarlo, che da le finestre de la casa di madonna Gismonda Mora cascai. Quello che io a quell’ora mi andassi cercando, poi che ad ogni modo morto sono, io pure lo vi dirò. Pensando io che madonna Gismonda, per essere vedova e giovanetta e senza uomini in casa da far difesa, poteva esser da me rubata, che si dice che di gioielli e danari è ricchissima, là me ne andai per involarle il tutto, ed appiccata con miei ingegni certa scala a la finestra, su vi salii, con animo deliberato d’uccider chiunque avesse voluto a me opporsi e farmi contesa. Ma la mia disgrazia volle che la scala, non essendo ben fermata, rovinò meco,

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