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non mai lodata! O amor veramente amore, e dove fizzione alcuna essere non si può imaginare! Messer Aloise, prima che macchiar in una minima particella la fama mia, o lasciar un tantillo d’ombra appo nessuno, che potesse dar sospetto di me, di propria volontà s’è confessato ladrone, assai più cura tenendo di me e de l’onor mio, che del suo e de la propria vita. E quantunque egli avesse potuto in mille modi salvarsi, nondimeno poi che ebbe detto, essendo da la caduta ancora mezzo stordito, che da le mie finestre era caduto a basso, e s’avide quanto questa confessione era per apportar pregiudicio a la fama mia e denigrar la chiarezza di quella, elesse di propria volontà prima morire, che più dir parola che potesse in modo alcuno generare mala openion di me o tanto d’infamia apportarmi quanto sia un picciolo nevo. Perciò, non potendo ritornar indietro ciò che già detto aveva de la caduta, nè quello in modo colorire che stesse bene, pensò l’altrui fama col suo danno salvare. Dunque se egli sì prontamente la vita per beneficio ed util mio ha posto a manifestissimo periglio, e vie più de la conservazione de l’onor mio cura ha voluto prendere che di se stesso, io per salute sua l’onore in abbandono non porrò? Ma che? e l’onore e la vita, se mille vite avessi, tutte per salvezza sua darei, e se di nuovo mille migliaia di volte le recuperassi, altre tante volte a rischio le tornarei a mettere, pur che io sapessi in minima parte potergli giovare. Ben mi doglio e dorrommi sempre che non mi sia lecito più poter fare di quello che la mia poca possibilità sostiene. Che se egli morisse io certamente viver non potrei. E se egli non ci fosse, io in vita che farei? Nè io per questo, prencipe giustissimo, credo perder dramma di onore, perciò che essendo, come veder si puote, giovane e vedova, e cercando di rimaritarmi, lecito mi era vagheggiare ed esser vagheggiata, non perciò ad altro fine che per trovar marito al grado mio convenevole. Ma se ben perdessi l’onore, perchè non lo debbo perdere per colui che per salvar il mio, come tante volte si è detto, ha voluto perder il suo? Ora venendo al fatto, dico con ogni debita riverenza non esser vero che mai messer Aloise a casa mia venisse come ladrone, nè contra mia voglia. Ben vi venne egli con mio consentimento, e vi venne come caro ed affettuoso amante. Che se io dato non gli avessi licenza di venire, come averebbe egli avuto il modo di trar tant’alto una scala di fune, e là su in modo fermarla che fosse sempre stata ferma? Se quella finestra è de la camera ove io dormo, come stava aperta a quell’ora s’io non lo consentiva? Io con l’aita de la mia servente, poi che ebbi mandato giù lo spago

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