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si sentiva. Il perchè, parendogli d’aver agio a far ciò che dissegnato aveva, cominciò con quattro servidori che seco erano, con quanta più frettolosa segretezza poteva, a far empire i sacchi del mal governato fieno. Or ecco, mentre che tutti erano al rubare intenti, sentirono per la strada uno che per quella veniva a la volta loro. Il perchè dietro al fieno ritirandosi, cheti dimoravano. Era colui che veniva un gentiluomo innamorato d’una bella giovane, moglie del padron del fieno, il quale aveva la posta di giacersi la notte con lei, perciò che il marito era fuor di Mantova. Questi, non sentendo alcuno, diede il segno de l’entrare ne la casa. Nè guari stette che una de le fanticelle de la donna s’affacciò ad una bassa finestra, la quale quasi era dirimpetto al fieno, e con bassa voce chiamò l’innamorato per nome e gli disse: – Messere, egli conviene che voi abbiate un poco di pazienza, imperciò che questa sera al tardi ci venne a casa un parente del marito de la madonna, e non è ancora ito a dormire e n’è stato bisogno apparecchiar la camera per lui, ove voi solete l’altre volte ritirarvi. So bene che a madonna cosa non poteva avvenire che tanto di noia le arrecasse. Ma pure al tutto, eccetto che a la morte, rimedio si può dare, perchè a mal grado di chi ci venne abbiamo il camerino da basso, che su l’orto ha la finestra, apparecchiato per voi, ove già altra volta, quando il messere a l’improvista il giorno de la beata Osanna arrivò, vi nascondeste. Sì che travagliatevi un poco per la contrada che il freddo non vi assideri, ed io come sicuramente possa, verrò ad aprirvi la porta. – L’amico che con i servidori stava appiattato dietro a la lezza udì tutte queste parole, e giudicò che la donna, la quale egli aveva lungo tempo servita e corteggiata, se s’era mostrata ritrosa ai suoi desii, avveniva che altri amava. Il perchè caddegli ne la mente che gli poteva venir fatto di ritrovarsi con qualche inganno con lei, dicendo tra sè: – Il mio rivale cerca contrario effetto al mio di fare, perciò che egli vorrebbe la roba del signor del fieno, che io scarico da la lezza, caricare nel letto. Ma d’una pensa il ghiotto e de l’altra il tavernaro, perchè io sarò quello che scaricherò il fieno e caricherò la donna. – Nè dato indugio a la cosa, essendosi in lui destato il concupiscibile appetito e racceso l’amor antico, sentendo che il rivale, che solo era, si discostava passeggiando da la casa, pianamente chiamati i suoi servidori gli andò dietro facendo gran stropiccio con i piedi. Onde il rivale, che non voleva esser conosciuto in tal luogo, partì de la contrada e voltossi ad un altro camino, dubitando anco che chi dietro lo seguiva non fosse dei sergenti de la corte. Di

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