< Pagina:Bandello - Novelle. 1, 1853.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
14 parte prima

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Bandello - Novelle. 1, 1853.djvu{{padleft:18|3|0]]l’Alemanni detto, quello scrissi. Sovvenendomi poi che voi più e più volte essortato m’avete a far una scelta degli accidenti che in diversi luoghi sentiva narrare e farne un libro; e già avendone molti scritti, pensai, sodisfacendo a l’esortazioni vostre, che appo me tengono luogo di comandamento, metter insieme in modo di novelle ciò che scritto aveva, non servando altrimenti ordine alcuno di tempo, ma secondo che a le mani mi venivano esse novelle disporre, ed a ciascuna di quelle dar un padrone o padrona dei miei signori ed amici. Il perchè avendo questa de l’Alemanni scritta, ancor che altre ne siano state narrate a la presenza vostra, benfatto giudicai che, questa al nome vostro donando ed ascrivendo, quello a le mie novelle io ponessi per capo e difensiva insegna. Essendo adunque stata voi la causa e l’origine, non bene misurando le forze mie, che io le novelle scrivessi, quali elle si siano, convenevol cosa m’è parso che voi siate la prima a la quale io, pagando il debito de la mia servitù e di tanti beneficii vostri verso di me, ne doni una, e che innanzi al libro siate quella che mostri la strada a l’altre. Io mi do a credere, anzi porto pur fermissima openione, che voi le cose mie leggerete, perchè assai spesso ho veduto quanto lietamente esse mie ciance pigliate in mano, e buona parte del tempo quelle leggendo consumate. Nè di questo contenta, le rileggete, e, che assai più importa, quelle lodate. E ben che alcuni potrebbero dire che voi gli scritti miei commendiate, non perchè essi siano degni d’esser nè letti nè celebrati, ma perchè da me vengono che tanto vi son servidore, e che voi, la vostra mercè, in mille casi avete dimostro tener più caro che forse, risguardando a ciò ch’io sono, non si converrebbe, essendo voi, tra le rarissime donne del nostro secolo, la più, di vertù, di costumi, di cortesia e d’onestà, rara, e di buone lettere latine e volgari ornata, che a la vostra divina bellezza maggior grazia accrescono, io nondimeno me ne tengo sempre da più, conoscendo l’acutezza del vostro ingegno, la erudizione, la dottrina e tante altre vostre singolari ed eccellentissime doti. Ogni dì facil cosa è a veder la profonda conoscenza che in voi è de le buone lettere, essendovi di continovo, ora portati versi latini ed ora volgari, i quali subito voi, con una volta d’occhio leggendo, il senso loro penetrate di modo che par che altro non facciate che attender agli studi. Più e più volte v’ho io veduta disputando venir a le mani col nostro eruditissimo messer Girolamo Cittadino, che in casa con onorato salario appo voi tenete, se tallora occorreva passo alcuno recondito ne la lezione o di poeti

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.