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che, non è perciò molto, ne la mia patria avvenne. Io non so se questa mantovana volontariamente abbia prestato il mortaio ai tre fratelli, o vero se è stata con inganno indutta, come fu la mia vicentina di cui intendo parlarvi. Vi dico adunque che in Vicenza tra molte nobili famiglie che ci sono, che i Loschi sempre hanno posseduto onorato luogo, sì per l’antiche ed oneste lor ricchezze, come altresì per gli uomini vertuosi e de la patria amatori in quella nati. Tra questi ci fu messer Francesco Losco, il quale ebbe per moglie una gentildonna trivigiana, che gli fece alcuni figliuoli. E veggendosi egli vicino al morire, fece testamento e lasciò la moglie curatrice e tutrice dei figliuoli, e passò a l’altra vita. La donna che era da bene ed amava i figliuoli, dolente oltra modo de la morte di quello, attese con ogni diligenza al governo de la casa. Il primo dei figliuoli, che Gregorio aveva nome, essendo già instrutto ne le cose grammaticali, mandò a Padova, e per alcuna mischia indi levatolo, lo fece andar a Pavia, dove ne le leggi pontificie e cesaree divenne dottore dotto e famoso, ed a Vicenza se ne tornò, dove era molto per la dottrina sua adoperato. Le ne restavano quattro altri, dei quali uno fece far di chiesa ed uno volle che a le cose di casa seco per suo scarico attendesse. Restavano dui nati ad un parto, tra loro così simili, che non che gli stranieri sapessero riconoscere l’uno da l’altro, ma quelli di casa e la istessa madre a pena sapevano farlo. Di questi dui, uno, che Giacomo aveva nome, perchè era molto vivo ed al tutto si adattava, pose la madre ai servigi di monsignor Francesco Soderini, vescovo di Vicenza e cardinal di santa Chiesa. L’altro, chiamato Bernardino, stava a Vicenza in casa. Erano questi dui fratelli, oltra l’esser simigliantissimi tra loro, i dui più belli e leggiadri giovini che la patria mia alora avesse. Di Bernardino, presa da la sua beltà, s’innamorò madonna Lucrezia vicentina, maritata ad un dottore assai ricco. Erano le case dei fratelli Loschi ne la contrada di San Michele, vicine a la porta del Berga, ed ha nel borgo di quella di molti monisteri di monache, in uno dei quali era una parente di Lucrezia, con la quale ella teneva domestichezza grandissima e spesso la visitava, e andando al monistero le conveniva passar dinanzi la casa dei Loschi. Lucrezia ivi passando un dì vide Bernardino in porta, e le parve proprio di veder un angelo incarnato, e sì focosamente di lui s’innamorò che un’ora le pareva mill’anni di potersi trovar seco. Onde cominciò a frequentar più del solito la visitazion de la monaca per veder Bernardino, e quando lo vedeva amorosamente il guardava e cangiava di

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