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fu per certo affermato come Marco Antonio in Genova teneva a posta sua una Giulia barcellonese nel chiazzo d’essa città. Il perchè, avendo il letto trovato pieno di sangue e non v’essendo indizio del corpo di Faustina, ed altresì tenendosi quasi per fermo che Marco Antonio avesse menata via Cornelia, avuta questa nuova di Genova, se n’andarono al papa a querelarsi, dal quale ottennero un breve drizzato al governator di Genova. Era alora ne la detta città a nome di Lodovico Sforza duca di Milano il signor Agostino Adorno governatore, uomo di grandissimo governo e di somma giustizia, il quale, avuto il breve apostolico, deliberò mandarlo ad essecuzione. Era suo segretario un suo suddito da Castelletto, il quale molte fiate aveva menatosi seco a giacer Faustina, che per Giulia da Barcellona conosceva. Egli veduto il breve, disse il tutto a Giulia. Ella, essendo mezza pentita del male del marito, gli disse il tutto. Il povero Marco Antonio si tenne morto, nè sapeva che farsi. Ella, non volendo che il marito morisse, in questo modo gli disse: – Marco Antonio, sta di buon animo, chè se farai ciò che io ti dirò, i casi tuoi anderanno bene. Io ti ho più volte udito dire che io sommamente rassimiglio a quella che era tua moglie; se questo è vero, sposami e dimmi i nomi dei tuoi parenti, chè io gli terrò bene a mente, Onde potrai, quando il signor governatore manderà per te, dire che io sia Faustina e che a noi lece far ciò che più ci aggrada dei corpi nostri. – Piacque meravigliosamente a ser castronaccio il conseglio de la donna, onde a quello s’apprese e la donna sposò. Il governatore quel giorno stesso lo mandò a chiamare, e facendolo dal suo segretario a la sua presenza essaminare, egli rispose che da Roma s’era con la moglie partito e che per fortuna i suoi danari e robe gli erano stati gettati in mare, e che non avendo altro modo di vivere si era ridotto come da tutti si sapeva, e in fede di questo fece domandar la moglie. Ella tutta baldanzosa se ne venne, e da parte essaminata rese del tutto buonissimo conto. Era da Roma venuto un giovine a portar il breve, che era fattore dei parenti di Faustina e molto bene la conosceva. Egli essendo chiamato a l’essamine, ancor che l’abito de la donna e la mala vita che fatta aveva alquanto la trasfigurassero, pur le fattezze gli parvero quelle. Ella poi di se stessa e del marito, dal primo giorno che egli in Roma la sposò, rese sì buon conto, che il fattore non seppe che cosa opporle. Il medesimo fece Marco Antonio, conformandosi in tutto con Faustina. E così perseveravano pure a guadagnarsi col sudore del corpo il vivere. L’aver atteso a Marco Antonio e

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