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che di quanto oro sia al mondo, e veggendovi star sì di mala voglia, ho sempre giudicato, ancora che degli altri pensieri mi andassero per la mente, il tutto procedere o che voi vi trovasti mal sodisfatto de’ fatti miei, o che vi doleste non potervi essercitar ne l’armi e tra gli altri onorati cavalieri aver luogo degno di voi. Onde, come colei che voi sovra ogni creata cosa amo, ho sempre voluto che ogni vostro volere fosse mio, e così mentre mi sarà concesso vivere il vorrò di continovo, amando molto meglio ogni vostro piacere che la vita propria. E perciò, deliberando voi d’andar al servigio del re Mattia, il dolore, che senza dubio mi assalirà per la vostra lontananza, addolcirò col contento che sentirò veggendovi sodisfar a sì lodevol disio come è il vostro, e con la dolce memoria di voi anderò ingannando i miei pensieri, sperando di vedervi assai più lieto che ora non sète. A la parte, poi, che dite dubitare che io non sia combattuta da chi cercherà debellare la mia onestà e levarmi l’onor vostro e mio, io v’assicuro che, se non divengo totalmente pazza, che ’l fermo mio proponimento è prima di morire che mai una picciola parte macchiar la mia pudicizia. Ora di questo io non so nè posso darvene altro pegno che la mia sincera fede, la quale se da voi fosse conosciuta così come io la tengo ferma ed inviolabile, voi senza dubio tanto ve ne appagareste, che mai una minima scintilla di sospetto di quella in mente non vi caderebbe. Sì che, non sapendo che altra fermezza darvene, mi rimetterò a l’opera che indi ne seguirà, con speranza che la vita che io farò sia quella che a la giornata ve ne debbia render testimonio. Nondimeno tutti quei modi e tutte le vie che più v’aggradiranno d’esperimentare per assicurarvi, a me saranno di contentezza infinita, come quella che altro non bramo che sodisfarvi. E quando vi cadesse ne l’animo di chiudermi in una di queste torri del castello fin a la tornata vostra, io, come una romitella, vi dimorerò volentieri, pur ch’io sappia di far cosa che in piacer vi sia. – Il cavaliero con diletto grandissimo ascoltò la risposta de la moglie, la quale finita, egli le disse: – Consorte mia carissima, io lodo molto la grandezza de l’animo vostro, e piacemi pur assai che voi siate del mio parere. Apportami anco contentezza inestimabile intender il fermo proponimento che di conservar l’onor nostro avete, e così vi essorto a perseverare, ricordandovi di continovo che come la donna ha perduto l’onore ha perduto quanto di bene possa avere in questa vita e non merita più esser nomata donna. Ora, ciò che io ho detto di avere in animo di fare, per esser cosa d’importanza, io non lo farò, penso io, così tosto. Ma

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