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che con la bocca parlate, imperciò che, avendo voi la vostra tanto amata Fenicia sposato e tutta matina statole appresso, ancora non la conoscete. Ove è ito cotesto vostro così fervido amore? Ha ella così cangiato forma, sono in tanto le fattezze sue così cangiate, che avendola appresso non la riconosciate? – Alora alora a queste parole s’apersero gli occhi de l’amoroso cavaliere, e gettatosi al collo de la sua Fenicia, quella mille fiate basciando e di gioia infinita colmo, senza fine con fisi occhi mirava, e tuttavia dolcemente piangeva senza mai poter formar parola, chiamandosi tra se stesso ceco. Narrato poi da messer Lionato come il caso era successo, restarono tutti d’estrema meraviglia ed insiememente molto allegri. Il signor Girondo alora, levatosi da tavola, fortemente piangendo si gettò a’ piedi di Fenicia domandandole con ogni umiltà perdono. Ella subito umanamente il raccolse e con amorevoli parole gli rimise l’ingiurie passate. Al suo sposo poi rivolta che del fallo commesso si accusava, quello con dolcissime parole pregò che più di simil pratica non le ragionasse, perciò che non avendo egli fallito non le deveva a modo alcuno chieder perdonanza. E quivi, l’uno l’altro basciando e di gioia piangendo, bevevano le lor calde lacrime tutti pieni di estremo contento. Ora, mentre che ciascuno dimorava in grandissimo piacere e che si preparava di carolare e star in festa, il cavalier Girondo a messer Lionato accostatosi, che pieno di gioia pareva che coi diti toccasse il cielo, quello pregò che degnasse di farli una grandissima grazia, che a lui sarebbe di meravigliosa contentezza cagione. Messer Lionato gli rispose che chiedesse, perciò che se era cosa che egli far potesse che molto volentieri e di grado la farebbe. – Ed io, – soggiunse il signor Girondo, – domando voi, signor Lionato, per suocero e padre, la signora Fenicia ed il signor Timbreo per cognati, e la signora Belfiore, che è qui, per mia legitima ed amorevole consorte. – Il buon padre, sentendo accumularsi nuova gioia e quasi fuor di sè per tanta non sperata consolazione, non sapeva se sognava o pur era vero ciò che udiva e vedeva. E parendogli pure che non dormisse, ringraziò di core Iddio che tanto altamente il guiderdonava non l’avendo egli meritato, ed al signor Girondo rivolto umanamente rispose che era contento di quello che a lui piaceva. Onde in quello stante chiamata a sè Belfiore: – Tu vedi, figliola, – disse, – come la cosa va. Questo signor cavaliere ti ricerca per moglie; se tu vuoi lui per marito, io ne sarò contentissimo, e tu per ogni ragione far lo dèi; sì che dinne liberamente il tuo volere. – La bella figliuola tutta tremante, con sommessa voce

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