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lettere che ha, di costumi integerrimi e di conversazione molto gioconda e piacevole. Essendo adunque a Ponzano e ragionandosi d’un ladroneccio che era stato fatto a Crescentino, terra del conte Giacomo Tizzone vostro cugino, che il ladro aveva fatto impiccare come era meritevole, si venne non so come a ragionar del costume antichissimo dei lacedemonii, i quali, quando era commesso un furto, ritrovando il malfattore, acerbamente lo punivano come uomo di poco ingegno che non aveva saputo l’error e fallo suo coprire. Per il contrario poi, divolgato il furto e fatte le debite e diligenti inquisizioni, se il ladro non si poteva ritrovare nè di lui aversi indicio alcuno, e, fatta la investigazion solita, egli poi si fosse al magistrato spartano manifestato, non solamente non riceveva danno nè vergogna, ma gli erano dati premii da la republica con lode grandissime, giudicandolo uomo d’elevato ingegno, prudente ed astuto. E tra noi essendo nata questione se questa legge o costuma che si fosse era lodevole o no, molte cose furono dette, secondo il parer di ciascuno. Non v’essendo poi chi la lite terminasse, messer Costantino, imposto ai litiganti silenzio, narrò una piacevol novella circa la materia dei furti; la quale parendomi bella fu da me scritta e posta nel numero de le mie novelle. Ora, rivolgendo questi dì le scritture de le mie novelle, questa mi venne a le mani e mi parve di quella farvene un dono e porla sotto l’ombra del vostro nobilissimo e dotto nome. Voi, quando talora sarete stracco dagli studii vostri gravissimi e dal continovo comporre che fate, potrete, leggendo questa novelletta, dar un poco di riposo agli spiriti vostri, che da l’assidue contemplazioni di cose dottissime non può essere che non bramino alquanto di remissione. E ben che voi siate tra i dotti nobilissimo e tra i nobilissimi dottissimo, non vi sdegnarete perciò questo mio picciolo dono accettare, essendo a tutta Italia manifesto che, con l’antichissima nobiltà del sangue, insieme con le buone lettere avete il raro tesoro de l’umanità e cortesia, che in voi risplendono come finissimo rubino orientale legato in biondo e ben brunito oro. State sano.

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