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Federico di Ragona, che cacciato del regno di Napoli s’era ridotto ne le braccia di Lodovico, di questo nome XII re di Francia, e da quello umanamente raccolto, se n’andò il Bologna a Napoli a casa sua ed ivi se ne stava. Egli aveva servito il re Federico per maggiordomo molti anni. Onde, non dopo molto, fu da la duchessa di Malfi, figliuola d’Enrico di Ragona e sorella del cardinal Ragonese, richiesto se voleva servirla per maggiordomo. Egli, che era avvezzo ne le corti e molto divoto a la fazione ragonese, accettò il partito e v’andò. Era la duchessa rimasa vedova molto giovane, e governava un figliuolo, che dal marito aveva generato, insieme con il ducato di Malfi. E ritrovandosi di poca età, gagliarda e bella, e vivendo dilicatamente, nè le parendo ben maritarsi e lasciar il figliuolo sotto altrui governo, si pensò di volersi trovare, s’esser poteva, qualche valoroso amante e con quello goder la sua gioventù. Ella vedeva molti così dei suoi sudditi come degli altri che le parevano costumati e gentili, e di tutti minutamente considerando le maniere e i modi non le parve veder nessuno che al suo maggiordomo si agguagliasse, perciò che nel vero egli era bellissimo uomo, grande e ben formato, con belli e leggiadri costumi e con la dote di molte parti vertuose. Onde di lui ardentemente s’innamorò, e di giorno in giorno più lodandolo e le sue belle maniere commendando, di modo si sentì esser di lui accesa, che senza vederlo e starsi seco non le pareva di poter vivere. Il Bologna, che punto non era scempio nè dormiglione, quantunque a tanta altezza non si conoscesse pari, essendosi de l’amor di lei accorto, l’aveva per sì fatto modo nei segreti del core ricevuta, che da ogni altra cura fuor che d’amarla aveva l’animo rimosso. In cotal guisa adunque amando l’un l’altro se ne stavano. Ella da nuovi pensieri sovrapresa, volendo meno offender Iddio che si potesse e ad ogni biasimo che indi devesse nascere chiuder la via, deliberò senza far altrui del suo amor avvisto, non amante del Bologna ma moglie divenire, e tacitamente seco godersi del lor amore fin a tanto ch’a manifestar le nozze fosse astretta. Fatta tra sè questa tal deliberazione, domandò un giorno in camera esso Bologna e seco messasi ad una finestra, come spesso faceva quando con lui de la cura de la casa divisava, a questo modo a dirgli cominciò: – Se io con altra persona che teco, Antonio, parlassi, assai dubiosa sarei di dir quanto di farti palese ho deliberato. Ma perciò che gentiluomo discreto ti conosco e d’alto ingegno da la natura dotato, e sei ne le corti regali d’Alfonso II, di Ferdinando e di Federico miei propinqui

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