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sotto a cui tela d’oro gaiamente riluceva. Mentre adunque che verso il castello cavalcarono, don Diego, secondo la costuma del paese, si pose dal canto destro Ginevra la bionda, e quella di redine conduceva, seco di varie cose ragionando. Era il cavaliero non meno bel giovine che ella fosse bella fanciulla. Giunti a l’albergo, volle la madre di Ginevra la bionda che il cavaliero alquanto si riposasse e fecelo condurre in una camera riccamente apparata, ove si cavò gli stivali. Egli aveva poca voglia di riposare; nondimeno per compiacer a la signora si cavò i panni da caccia, e d’altre ricche vestimenta che ella gli fece recare si vestì, tuttavia pensando a le divine bellezze de la giovane parendogli che simil beltà non avesse veduta già mai. D’altra parte, mentre egli stette in camera accompagnato da alcuni uomini de la donna, Ginevra la bionda non si poteva cavar di mente il veduto cavaliero, il quale in quella breve vista l’era parso il più bello, il più gentile e il più valoroso giovine che mai ella veduto avesse, e sentiva in pensar di lui una meravigliosa gioia per innanzi mai più da lei non sentita. E non se n’accorgendo, si sentì a la fine di lui esser fieramente innamorata, il quale medesimamente a lei pensando ed ora questa parte ora quell’altra di lei ammirando, beveva invisibilmente l’amoroso veleno, conchiudendo tra sè che per voler ammazzare un cervo egli era stato da la bella giovane d’amorosa saetta mortalmente ferito. Ora, i servidori di don Diego avendolo buona pezza ricercato ed orma di lui non ritrovando, se ne tornarono verso casa pensando che egli per altra via al castello si fosse tornato. Essendo vicini a mezzo miglio al castello incontrarono il messo mandato per avvertir la madre di don Diego che quella sera non l’aspettasse. E perchè erano circa due ore di notte, la madre, sapendo che il figliuolo era in buon luogo albergato, non volle per quella notte che altri ci andasse. Non erano i dui novelli amanti stati molto nei lor pensieri, che la cena fu in ordine, la quale era in una sala apparecchiata. Quivi condotto il cavaliero, fu da le due donne madre e figliuola graziosamente e con oneste accoglienze ricevuto e con piacevoli ragionamenti intertenuto. Si diede l’acqua a le mani e tutti tre, volendo così la signora, si lavarono, e fu astretto don Diego a mal suo grado a seder in capo di tavola. La signora si mise a banda destra e Ginevra la bionda al lato manco, e gli altri di mano in mano secondo l’ordine loro s’assisero. La cena fu di varii e delicatissimi cibi abbondante, ben che i dui amanti poco mangiassero. Aveva la signora fatto cavar vini preziosissimi, ancor che ella e la figliuola non bevessero

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