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essendo il tempo d’augellare ai pernicioni e provato l’augello esser dei megliori che si trovassero, non è da domandare se lo teneva caro. Egli aveva mandato due volte a donar dei pernicioni a Ginevra la bionda, ed essendo anco ito a vederla aveva portato lo sparviero in pugno. E ragionando de la sua bontà disse che lo teneva caro quanto gli occhi suoi. Ciascuno, come s’è detto, s’accorgeva de l’amor di questi dui. E ragionandosi un giorno in casa di Ginevra la bionda a la presenza sua di don Diego ed essendo da tutti lodato per un vertuoso e compito cavaliero, un ser Graziano disse ch’era vero che don Diego era giovine vertuoso, ma che era come l’asino del pentolaio, che dà del capo per ogni porta. Maravigliatasi Ginevra la bionda di questo motto, pregò colui che più chiaramente parlasse. Egli, che si teneva un gran savio, disse: – Signora, i pentolai che vanno vendendo pentole, scudelle ed altri vasi di terra per le ville su l’asino, si fermano ad ogni uscio. Così fa il cavalier don Diego. Egli fa a l’amor con quante giovanette vede ed ora egli è ardentemente innamorato de la figliuola del signor Ferrando de la Serra, da la quale ha avuto uno sparviero che tien più caro che la propria vita. – Non so se queste parole quel ser Bufalone dicesse da sè o che da altri fosse indutto a dirle. Ben so che furono cagione di grandissimo male, come intenderete, perciò che come Ginevra la bionda l’ebbe udite si partì dal luogo ov’era e se n’andò a la sua camera, ove entrò in tanta gelosia ed appresso in così fiera còlera che fu più volte per disperarsi, e tanto prese questa cosa a sdegno che l’amore che a don Diego portava convertì in crudelissimo odio, non pensando che colui che la cosa aveva detta poteva esser mosso da altrui, o dettola per invidia e malignità. Da indi a poco tempo il cavaliero, com’era usato, venne a veder la non più sua Ginevra la bionda, la quale come udì ch’egli era smontato in castello, di fatto se n’andò a la sua camera e dentro si serrò. Il cavaliero venuto in sala si mise a ragionar con la madre de la irata giovane, e buona pezza vi s’intertenne, ed aveva in pugno quello sparviero del quale contava i miracoli che faceva. Ora, veggendo che Ginevra la bionda non compariva come era solita, domandò ciò ch’era di lei e gli fu risposto che quando egli venne, che ella se n’era andata in camera. Di che egli non fece altro motto. Quando poi gli parve tempo, tolta licenza da la signora vedova si partì, e discendendo le scale riscontrò una donzella de la giovane, a la quale disse che in nome di lui basciasse le mani a la sua padrona. Questa cameriera era consapevole de l’amor di tutti dui, e de lo

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