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testimonio saperei de l’innocenzia mia darvi che il mio core che vosco alberga. Sia adunque così, poi che così vi piace. Avendomi voi in odio, non potrei far altrimenti che odiar me stesso, e veggendo che la mia morte v’aggrada, ed io ne morrò. Una sola cosa mi duole, che rimanendo io innocente voi debbiate restar colpevole. La mia morte altro non sarà che un brevissimo sospiro, e la vostra crudeltà che meco usate vi sarà sempre innanzi agli occhi. Io priego Iddio che tanto vi faccia lieta, quanto voi desiderate che io sia tristo. Statevi con Dio.» Restò piena d’infinito stupore la donna vedova quando ebbe letta la lettera, e forte biasimò la figliuola che a simil rischio avesse condotto sì gentil ed onorato cavaliero, e molto le disse male. Ma ella era tanto adirata e sì odiava il cavaliero, che le pareva gioire udendo che egli era in pena. Fatto poi chiamar il servidore di don Diego, gli domandò quanto era che il suo padrone si partì. Egli disse che erano cinque giorni. – E bene, – rispose la donna, – va e raccomandami a sua madre. – Ella non volle che del tenore de la lettera alcuno fosse consapevole se non la figliuola, e quando la sgridò elle erano sole. La madre di don Diego, poichè passati i quindici e venti dì non vide rivenir il figliuolo, e che molti altri giorni l’ebbe indarno aspettato, tutta di mala voglia, mandò in quanti luoghi ella puotè imaginarsi per aver nuova di lui; ma nulla mai ne puotè spiare. Ed avendo pur inteso non so che del corruccio di Ginevra la bionda per rispetto d’uno sparviero, mandò a la madre di lei per intendere se cosa alcuna sapeva dove don Diego fosse. Ma ella, per non la metter in disperazione, non le volle far sapere ciò che la lettera scritta a la figliuola conteneva. Ora, qual fosse la vita de la sfortunata madre di don Diego, pensilo ciascuno che sa che cosa sia amor di madre verso un figliuolo, e tanto più quanto è vertuoso, ben allevato e pieno di buon costumi. Ella, piangendo tutto il dì, chiamava come forsennata il suo figliuolo, e miseramente s’affligeva, ma non morì perchè si muor di doglia a ciò che tuttavia il tormento divenga maggiore. Erano già passati circa quattordici o quindici mesi che il misero don Diego s’era partito da casa e fatto compagno de le fiere selvagge tra spelonche e boschi, e dal suo servidore in fuori mai non aveva veduto uomo, e per l’aspra vita che di continovo aveva fatto e l’accerbo pianger che faceva e la mala contentezza de l’animo che ognora il rodeva era sì trasfigurato, che se la madre istessa l’avesse veduto non l’averebbe raffigurato. Ora, pentita la fortuna di tanta indegnità quanta il povero cavaliero a torto sofferiva,

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