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che il bene. Ma poi che don Diego così vuole, segua egli questo suo amore e te contra ogni devere apprezzi ed ami. Il perchè attendi a quanto ti ho detto e deponi oggimai questa tua ostinazione e sì fiera durezza, e consigliati bene a ciò che tu non abbia cagione di pervenir a quel che tu non vorresti, e tien per fermo che io non ho dato principio a questa impresa per lasciarla imperfetta. Sì che io ti metto innanzi l’acqua ed il fuoco, e tu piglia qual più ti piace. – La giovane alora più che mai ostinata e dura, con fiero e turbato viso, non già come tenera e timida fanciulla, ma come donna a mille casi di fortuna avversa avvezza, in questo modo altamente al signor Roderico rispose: – Cavaliero, tu hai detto ciò che t’è piacciuto, o bene o male che si sia, chè adesso di questo non voglio teco contrastare; ma io vo’ che tu sappia che prima io son disposta ogni acerba passione sofferire che mai questo sleale amare. E se tu, come minacci, la morte mi dai, io la riceverò di grado e farò compagnia al mio sfortunato amante e marito, che tu crudelmente hai ammazzato. Sì che comincia pur da qual capo ti piace, sempre più costante mi troverai, perciò che nè tu nè tutto il mondo che io ami costui farete già mai. – Tanta fu la pietà che a queste acerbissime parole da la irata giovane dette assalse il signor Roderico, imaginandosi esser dinanzi a la sua donna e che ella seco sdegnata simil cose gli dicesse, che per soverchia doglia quasi isvenne e fu necessario che in terra si mettesse, ove buona pezza dimorò con le forze sue sì deboli e smarrite che non poteva formar parola. In questo mezzo la donzella ed il servidor de la giovane, che dubitavano che il signor Roderico, come aveva minacciato, incrudelisse contra loro, si gettorono ai piedi de la padrona e lagrimando la pregavano che ella condescendesse a l’oneste preghiere del signor Roderico e si pacificasse con don Diego. Ma eglino cantavano a’ sordi. Il lagrimante don Diego, avendo udita la crudelissima risposta de la sua signora, si lasciò a terra cader al quale il suo compagno romito corse e pigliatolo in braccio lo dimenava come in simili accidenti si suole. Tutti gli altri erano a torno a Ginevra la bionda e le dicevano ciò che loro occorreva per pacificarla, ed ella se ne stava immobile come tra l’onde del mare durissimo scoglio. Il signor Roderico, ripresa alquanto la lena e tra sè pensando ciò che far devesse, nè potendo sofferire di veder il suo amico in così tormentoso affanno come lo vedeva, tuttavia sospirando disse a Ginevra la bionda: – Io fortemente di te mi meraviglio, nè so come esser possa che in petto d’una giovanetta sì fiera crudeltà alberghi. Egli

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