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e fuor di camera uscire. Ma per non esser pratico de la casa non sapeva poi come uscirne o dove ritirarsi. Sentiva egli dolor nei piedi grandissimo per esser gli arpioni tondi e malegevoli a potervisi lungamente fermar su, di modo che a pena vi si poteva sostenere. Nondimeno, sperando pure la matina quindi esser cavato, con questa debole speranza andava se stesso ingannando, e a la bellezza de la donna pensava e talora tra sè diceva: – Questa che ora io soffro acerbissima pena non è tanta, che molto maggiore sofferir non si debbia per goder tanta bellezza e tanta leggiadria quanta è in costei. E come potrebbe ella conoscere che io perfettamente l’amassi, se per amor suo e questi e molti maggior perigli e più acerbe pene non sofferissi? – Con questi pensieri, da fervente amor aiutato, si dispose animosamente il tutto sopportare. Aveva, come già s’è detto, il barigello menato in corte l’accusatore e quello presentato dinanzi a Momboiero, il quale l’essaminò e minacciollo di darli de la fune e farli molti strazii, se egli non diceva la verità del caso occorso de l’omicidio de lo staffiero. Il pover uomo, che altro non sapeva se non aver veduto uno entrar in quella casa con la spada ignuda in mano, replicava quanto detto aveva. Il perchè Momboiero comandò al barigello che di nuovo a la casa se ne andasse e ricercasse diligentemente per tutto. Egli v’andò, e picchiato fortemente fu quasi da tutti di casa il romor sentito. Onde il primo che si levò fu il canevaro, che si fece dar le chiavi e con licenza del padrone andò ad aprire. In questo mezzo il padrone de la casa si vestiva. Il barigello entrato in casa e del capo dato ne la camera ove Cornelio era, che il tutto aveva sentito e dubitava non esser da’ sergenti de la corte ricercato sotto specie di cercar altro; il barigello, dico, veduti quei dui a dormire, che vinti dal sonno ancor non erano desti, trovate in camera arme d’aste e da fuoco, prima tutti dui fece legare che eglino s’accorgessero esser presi. Non era guari che il fattore era uscito di prigione, ove era molti giorni stato per cagion di certe ferite che aveva date a un lavoratore. Essendo dal barigello conosciuto e dicendo che cosa era questa, gli disse il barigello: – Tu il saperai tosto e pagherai questa e l’altra. – Venne giù il cancegliero in quello che i sergenti montavano le scale e da loro fu gremito. Il padron de la casa, intendendo questo, e forte meravigliandosi di tal accidente, essendo mezzo vestito, venne incontra al barigello, il quale come lo vide gli disse: – Monsignor, voi sète prigione del re cristianissimo. – Il dire ed il gremirlo fu tutto uno. Presero anco tre o quattro degli altri che gli vennero a le

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