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loro ci sono di bellissimi uomini e vaghe donne, con tutto che il colore de le carni loro penda alquanto a lo olivastro. Ma quello che tutti ci fece meravigliare ed insiememente ridere fu che ci narrò un costume molto nuovo e forse più non udito. Egli disse che giungendo un straniero in quelle lor ville, hanno in usanza d’onorarlo a questo modo: sei o sette degli abitanti di quei luoghi che si conoscono aver per moglieri le più belle donne che siano tra loro, come il forestiero è giunto, gli presentano le proprie mogli a ciò che a sua scelta sceglia quella che più de l’altre gli piace; e quella resta la notte a giacersi con lui ed egli amorosamente con quella la notte si trastulla. Per questo il marito d’essa ritenuta è più stimato ed avuto in prezzo degli altri, e si pensano con questo grandemente onorar gli ospiti loro, di maniera che gelosia tra quelle semplicissime e rozze genti non ha luogo nè mai mette lor l’arme in mano. Alora messer Tomaso Castellano, cittadino di Bologna e segretario del signor Alessandro, uomo molto faceto e festevole, interrompendo la narrazione del vescovo rivoltossi a me e mi disse: – Che ti pare, Bandello mio, di cotesto costume? che ne dici tu? Crederesti mai che Gandino bergamasco se capitasse in quelle isole con sua moglie, che ci potesse durare? Io mi fo a credere che se colà arrivasse l’imperadore, non che un semplice forestiero, che mai egli non gli presenteria la sua moglie, nè si cureria esser in questo più apprezzato che gli altri. – A questo tutta la brigata cominciò a ridere, perciò che da tutti la strana e sospettosa natura e la gelosia del bergamasco era pienamente conosciuta. Monsignor vescovo veggendo tutta la compagnia piena di riso, domandò chi fosse cotesto Gandino. La signora Ippolita vòlta al Castellano gli disse: – Messer Tomaso, poi che voi avete messo in campo Gandino, a voi tocca e per forza astretto sète a dire chi egli sia, e quali siano le condizioni sue e i modi ridicoli che usa, a ciò che monsignor nostro non si meravigli de le risa che in tutti ha visto. – Messer Tomaso alora disse quanto gli occorse, ancor che la metà non esplicasse de la castroneria, melensaggine e mellonaggine di Gandino, e conseguentemente degli sfortunati e miseri gelosi, che presumono esser Salamoni e fanno tuttavia le maggiori e segnalate pazzie che si possino imaginare. E veramente il morbo de la gelosia è una micidial peste, che di modo ammorba il petto di colui a chi s’appiglia che non solamente il geloso non ha mai bene, ma nè anco lascia altrui riposare. Chè se il marito divien geloso de la moglie, egli in tutto perde ogni quiete e sempre miseramente

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