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si tormenta, e in tal maniera la povera moglie travaglia e afflige che ella invidia ai morti. È ben vero che ci sono di quelle sì sagge ed avedute, che come si accorgono che i mariti contra il devere ingelosiscono, gli danno ciò che vanno cercando, ponendo lor in capo l’arme dei Soderini di Firenze. Ora avendo io per commission vostra scritto quanto il Castellano narrò e in forma d’una novella ridotto, quella come frutto nato ne l’amenissimo ed aprico orto del vostro Pandino vi mando e dono, supplichevolmente pregandovi che degnate farla vedere al vostro e mio anzi pur nostro Soavissimo, che così volentieri le cose mie legge. Basciovi le mani e prego nostro signor Iddio che vi doni quanto desiderate. State sana.


NOVELLA XXXIV
Gandino bergamasco scrive i peccati de la moglie e gli dà al frate che ode la confession di quella e fa mille altre pazzie.


Poi che, signora mia, mi comandate che io, per sodisfare al nostro reverendissimo monsignore, alcuna particella dica dei segnalati costumi del nostro ser Gandino bergamasco, che solamente a nomarlo v’ha fatto ridere, io che desidero in molto maggior cosa di questa ubidirvi, alcune cosette de le sue vi dirò, mettendovi prima innanzi gli occhi alquante sue taccherelle, da le quali il rimanente de la sua traditora natura di leggero potrete imaginarvi. Suole il mordace e proverbioso Giovanni Montachino spesse fiate, quando a ragionamento s’abbatte con chi sia, dire che questo mondo è una piacevol gabbia piena d’infiniti di varia specie pazzi, e che assai spesso coloro che più saper si persuadeno sono i men savii e fanno le più solenni e maggior pazzie e i più bei stracolli del mondo. E sovra questa materia narra egli di molte ridicole cosette, che afferma a’ nostri giorni esser avvenute. Io m’ho sempre dato a credere che egli perciò che meravigliosamente si diletta dir mal di ciascuno e par ch’ingrassi a mordere e proverbiar questi e quelli, che le sue pappolate si facesse su le dita, de le quali come sapete ne è pur troppo divizioso. Ma da pochi dì in qua io son uscito di questa mia mala credenza e porto ferma openione che egli ben sovente dica il vero e che ogni giorno avvengano di belle cose, de le quali si vorrebbe tener registro come fanno i mercadanti de le lor scritture. Volendo adunque di ser Gandino ragionare e cose dirvi, le quali s’io non avessi veduto, ed altri medesimamente

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