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che in questa bella compagnia sono, non so come indur mi potesse a crederle già mai; vi dico che a Bergamo e per il contado sogliono per l’ordinario gli uomini esser molto trafficatori, come sono i genovesi. E questo avviene perchè la città loro e quasi tutto il territorio è montuoso, aspro, orrido, sassoso e per la più parte ermo e sterile di modo che, se non fosse la fertilità del piano dei luoghi de la Lombardia vicini, non si troveria vettovaglia in Bergamasca per tre mesi l’anno. Per questo conviene che con industria e sottigliezza d’ingegno cerchino il vivere e s’acquistino il modo di mantenersi e a’ casi loro proveggiano con l’altrui soccorso. Indi si vede che degli otto i cinque se ne vanno qua e là per il mondo, guadagnando con sudore e fatica grandissima ciò che ponno, e risparmiando più che sia possibile nel vestir e mangiare, quando mangiano a le spese loro, chè se sono in casa d’altri divorano come bei lupi. E certo io osarei santamente giurare che non sia nel mondo parte, quantunque lontana e rimota, ove non ci sia alcuno bergamasco che traffichi. Fanno poi volentieri del grossolano e quasi del buffone, ben che magramente; e per venire a l’intento loro sopportano mille ingiurie, e sono vie più ghiotti del danaio che l’orso del mele. Essi di rado si fanno cortegiani, non essendo molto atti agli uffici de la corte, chè non piace loro servir con aspettazioni cortegiane e lunghe, attendendo di continovo a la certezza del profitto particolare e poco de l’altrui curando; nè credere che ti servissero se non con il pegno in mano. Sono poi per il più troppo sospettosi, invidi, ritrosi, commettitori di risse e discordie, rapportatori, maldicenti e pieni sempre di nuove chimere, con mill’altri difetti e mancamenti dei quali un solo guastarebbe ogni uomo, quantunque pieno d’ogn’altra bontà; di maniera che se dui bergamaschi si trovassero di brigata in una corte, sarebbero facilmente atti a porla in combustione e garbuglio e voltarla tutta sossopra con i loro ghiribizzi, fantastiche chimere ed imaginarie invenzioni. Chè tutto il dì altro non fanno che farneticare ed imaginarsi questa cosa può essere e quella no, e da questi suoi capricci giudicano senza punto di giudicio quanto loro cade ne la fantasia. Mordeno poi sogghignando il compagno troppo volentieri e si burlano del tutto. Hanno anco del presuntuoso più che le mosche ne l’autunno, nè mai il padrone può così segretamente con chi si voglia favellare che essi non vogliano esser testimonii di quanto si dice; e dubitando che egli non sappia rispondere a le materie proposte, li pigliano la parola de la bocca e rispondono ciò che lor pare il meglio, o

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