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un messo a posta. Volle la sorte che il messo lo ritrovò a Maregnano, chè egli per suoi affari veniva a Milano. Come fu giunto, il Carenzone andò di lungo a dismontare in casa la signora Clarice, e intendendo la cagione per la quale era chiamato, disse a la signora: – Per mia fede, questo nostro facchino bergamasco è un gran bestione e il più indiscreto uomo che mai conoscessi. – In questo arrivò Gandino e, volesse il Carenzone o no, fu bisogno che egli, con gli usatti in gamba e con gli speroni e zaccheroso dal fango, se n’andasse a visitar l’inferma. Come egli fu entrato in camera e la inferma ebbe domandata di quanto era mestieri, e quella gli disse in qual parte del corpo più le doleva, il medico le rispose: – Voi, la Dio mercè, non averete male. State di buona voglia, chè non disperderete. Io palperò un poco con le mani ove è il dolore, e bisognando cosa alcuna userò degli opportuni rimedii. Fate buon animo. – Questo sentendo ser Gandino si fece innanzi e disse: – Domine magister, vedete ed intendetemi bene e sanamente, chè talora voi non vi dessi ad intendere ch’io fossi un sempliciotto che non intendessi i casi miei. Io son ben contento che voi tocchiate il corpo de la mia consorte, se così ricerca questa sua infermità e che senza questo non si possa medicare; sì sì, io son contento. Ma da voi infuora, non pensate già che io sofferissi che uomo del mondo, sia chi si voglia ed abbia nome come si voglia, le mettessi le mani su la carne. No no, nol crediate che io lo sopportassi. Io non lo comportarei a chi si sia; bene sta che io sofferissi coteste cose. Io amo l’onor mio quanto un altro, ma ne le cose de le donne io non voglio compagno nè amico nè parente. Intendetemi voi? Toccate destramente. – Il Carenzone che era astutissimo ed averebbe fatta la salsa agli spoletini, per esser già lungo tempo pratico in casa sapeva gli amori de la Zanina e come ella aveva posto il braccio in capo a questo ser capocchio e di modo con la camarra imbrigliato che non si poteva volgere se non quanto ella voleva, fu quasi per scoppiare de le risa; pur si ritenne e con buon viso gli disse: – In fè di Dio, compare, e’ si vuol far così. Chi vuol aver moglie da bene faccia come voi. – Ben sapete, messer mio, che questa è la vera strada di tenere le femine in cervello. Voi sète per Dio un savio par vostro e me ne rallegro con voi. Attendiamo a questo di bene in meglio. Ma ditemi, che vi pare del male de la Zanina? – Ella non aveva male, – rispose il medico, e fattosi dar da scrivere ordinò alcuni ogli per unger il corpo de la donna ed un cristero che pigliasse la seguente matina a buon’ora. Fatto questo, gli parve un’ora mille anni che corresse a dire questa

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