< Pagina:Bandello - Novelle. 1, 1853.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

mai non è rimeritato, e servendo senza mai aver premio si vede invecchiare. Vedi un altro dottissimo in qual si voglia scienza, e nondimeno in corte ei muor di fame, ove un altro ignorante e senza vertù è dal suo signore per appetito e non per merito fatto ricchissimo. Ma ciò avviene non perchè al signor non piacciono gli scienziati e i vertuosi, che tuttavia si vede che molti ne favorisce ed essalta, ma perchè il genio di quello non convien col suo, e, come si dice, i sangui non si confanno insieme. Quante volte avverrà che a caso sarà uno da te veduto, che mai più non vedesti, e nondimeno subito che lo vedi ti dispiace come il morbo e non puoi a modo alcuno soffrir di vederlo, e quanto più egli cercherà farti servigio e piacere più ti dispiacerà? Per il contrario poi vedrai uno che più non l’hai veduto, ed in quella prima vista così ti sodisfà, tanto t’aggrada ed in tal modo ti piace, che s’egli ti ricercasse la vita propria tu non saperesti negargliela, e senti un certo non so che, che ti sforza ad amarlo, e se ben egli facesse cosa che contra il tuo voler fosse, il tutto sta bene. Chi di queste varietà mo sia cagione, se non un certo temperamento di sangue tra sè conforme da interna vertù celeste commosso, chi lo sa? È ben vero che ne le cose de le corti si può trovare qualche fondamento di ragione di queste mutazioni, e questo è il pungente e velenoso stimolo de la pestifera invidia, il quale di continuo tien i favori del prencipe su la bilancia, ed in un momento alza chi era basso e abbassa chi in alto si trovava, di maniera che ne le corti non ci è peste più nociva nè più dannosa del morbo de l’invidia. Tutti gli altri vizii molto agevolmente e con poca fatica in chi gli ha si curano e quasi si pacificano, di modo che non ti offendono; ma l’invidia con che via, con che arte e con qual medicina acqueterai? Veramente senza il proprio tuo danno non so come gli invidiosi acuti morsi potrai già mai fuggire. Dammi in corte un superbo, gonfio, ambizioso e più elato d’animo che la superbia istessa; se gli fai riverenza come lo vedi, se l’onori, se gli cedi, se lo levi lodando al cielo ed essalti e seco fai l’umile, subito t’è amico e ti predica per un cortese e gentil cortegiano. Dammi un lascivo e ai piacer de le donne dedito e ch’altro non brami che questo fuggitivo piacere; se non gli impedisci i suoi amori, se non biasimi i suoi piaceri, se innanzi a le donne quel loderai, egli sempre ti sarà amico. Dammi un avaro o vero un goloso; se al primo fai bere una medicina di danari e il secondo spesso inviti a mangiar teco, l’uno e l’altro subito è guarito. Or dammi un invidioso; che medicina troverai che possa sì pestifero umor purgare?

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.