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il signor Lucio Scipione Attellano


Sono alcune persone le quali meravigliosamente si dilettano di beffar il compagno, e quando segue lor l’effetto d’aver fatta alcuna beffa a chi si sia, se ne gloriano e si tengono da più e molto avveduti ed accorti. A questi tali poi, se per sorte è reso il contracambio, che siano da altri beffati, avviene come ai buffoni, ai quali più dispiace una sol volta esser beffati che non si allegrarono di cento truffe per il passato fatte ad altrui. Così fanno costoro non potendo sofferire che altri si gabbi di loro, quantunque essi altro mai far non vorrebbero che ingannar questi e quelli. Perciò mi par che molto bene stia se talora è reso lor focaccia per pane, a ciò che, qual asino dà in parete, tal riceva. Questo si vide questi dì passati il giorno che il signor conte Antonio Crivello fece recitar la comedia con l’apparato sì sontuoso, essendo stata fatta una beffa a Calcagnino giocolatore, de la quale egli entrò in tanta còlera, che poco più che si fosse acceso, io credo che sarebbe morto. E nondimeno, come egli truffa alcuno, tanto ride, tanto proverbia, tanto ne parla, che de le gran risa spesso piagne. E questionando alcuni di questa materia e varie cose allegandosi per vedere se si poteva investigar la cagione di simiglianti nature, nè v’essendo alcuno che al vero s’apponesse, e da questo in altri ragionamenti varcando, e de le beffe che sovente gli uomini e le donne usano l’uno a l’altro di fare ragionandosi, messer Ottonello Pasini, uomo dottrinato e piacevol compagno, narrò una novella che a tutti gli ascoltanti piacque assai. Ed avendola io scritta, e sapendo che voi conoscete le persone che ne la novella intervengono, ancor che per convenienti rispetti non siano nomate, ho tra me deliberato di farvene un dono, non mi essendo lecito con altro dimostrarvi quanto io desidero di farvi servigio, sì perchè voi meritate per le vostre rare e buone qualità esser da tutti riverito e onorato, ed anco per i molti piaceri che io da voi ho ricevuti. Vi dico bene che, se il marito de la donna che fu altamente ingannata fosse vivo, che io questa novella non darei fuori, perchè potrei esser cagione di gran male, ponendo per ventura l’arme in mano a qualche nostro amico. Mi sarà ben caro che ai signori Annibale e Carlo

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