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carretta, se n’andarono di lungo a casa di Pompeio. Egli era nel letto in una camera molto oscura. Arrivarono in camera le due donne e accostatesi al letto gli disse la sorella: – Fratello, fa buon animo; ecco qui madonna Eleonora, ch’è venuta a visitarti. – Egli con debolissima voce dicendo alcune parolucce che non s’intendevano, mostrava star malissimo. I servidori, che ammaestrati erano, lasciarono le due donne col padrone; madonna Barbara, mostrando di far non so che, se n’uscì scaltritamente di camera e serrò l’uscio. Come lo scaltrito giovine s’accorse di aver in preda la sua crudel innamorata, saltò del letto e gettatole le braccia al collo, le disse: – Voi sète mia prigioniera. – Voleva ella uscirgli di mano, ma indarno si scuoteva. Egli, tenendola ferma, aperse una finestra. Piangeva la donna conoscendo che il gridare non le valeva, e fieramente di madonna Barbara si lamentava, nomandola disleale e traditora. Il giovine con amorevol parole la confortava a la meglio che poteva, dicendole che mettesse l’animo in pace perciò che egli era disposto giacersi seco amorosamente, e che mai da le mani sue non uscirebbe fin ch’egli non avesse avuto il suo intento, e vendicato non si fosse de la fiera e spaventevol beffa che ella fatta contra ogni convenevolezza gli aveva. Ma che in questo sarebbero assai differenti, con ciò sia cosa che egli non adoprarebbe ferro. Ella a modo alcuno non si voleva dar pace, ed essendo, com’era, superba, ritrosa e forte, piena di sdegno arrabbiava di còlera e di stizza, e non v’era ordine che in modo alcuno si volesse acquetare. E così dirottamente piangendo e senza aita e soccorso in poter del suo amante veggendosi, voleva disperarsi. Pompeio, poi che buona pezza l’ebbe lasciata piangere e fieramente lamentarsi, avendosela recata in braccio e a mal grado di lei più volte basciatole la bocca e il petto, cominciò di nuovo a rammentarle le cose vecchie, e sì le disse: – Signora mia, voi sapete quanto tempo è ch’io vi son stato servidore, e che cosa non era al mondo per difficil che si fosse, che io per amor vostro non avessi fatta. Voi molte fiate mi faceste buon viso e mostraste che v’era caro ch’io vi servissi. E perchè mi pareva non aver nè luogo nè tempo comodo a manifestarvi il mio ferventissimo amore, e come per voi era privo d’ogni pace e riposo, avendone perduto il cibo e ancora il sonno, mi deliberai pigliar quella comodità che a me pareva d’aver trovata, quando mi fu detto che il consorte vostro era andato in villa. Così tremando e ardendo venni a trovarvi. Voi devete ricordarvi de la maniera che mi trattaste, e ciò che contra ogni convenevolezza faceste. E se

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