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per sorte l’alterezza e superbia vostra v’avessero levato di mente l’estrema paura che mi faceste in quel punto, devete creder ch’io non me l’ho smenticata, anzi ognora l’ho nel core, e sovviemmi tuttavia che voi, non l’avendo io meritato, mi poneste a rischio di morire. Non devevate usar quei termini meco, ma conoscendomi, come mi conoscevate, ch’io v’amava, se l’amor mio non vi piaceva, potevate darmi onesta licenza, che io averei messo l’animo altrove. Ora io intendo prender di voi quella vendetta che mi parrà. E sapendo che a casa mia di vostra voglia non sareste venuta, mi son ingegnato con inganno ivi condurvi, ov’ora essendo, farete gran bene a darmi quel che tormi non potete. – A la fine, dopo molti contrasti, ella fu astretta a spogliarsi ed entrar con l’amante nel letto, ove giocarono più fiate a la lotta, e sempre a lei toccò a trovarsi di sotto. Onde Pompeio prese quel amoroso piacer di lei, che tanto aveva bramato. Dopo la fine del giocar de le braccia, aperse Pompeio uno degli usci de la camera e fece la donna entrar in un’altra camera ricchissimamente apparata, dentro a cui era un letto che sarebbe stato onorevole per ogni gran signore. V’erano quattro materazzi di bambagio, con le lenzuola sottilissime tutte trapunte di seta e d’oro. La coperta era di raso carmesino tutta ricamata di fili d’oro, con le frange d’ognintorno di seta carmesina, meschiata riccamente con fila d’oro. V’erano quattro origlieri lavorati meravigliosamente. Le cortine di tocca d’oro carmesine di preciose liste vergate, circondavano il ricco letto. La camera, in luogo di razzi, era di velluto carmesino maestrevolmente ricamato tutta vestita, nel mezzo de la quale v’era una condecente tavola coperta d’un tapeto di seta, ed era alessandrino. Vi si vedevano poi otto forsieri fatti d’intaglio molto belli, posti intorno a la camera. V’erano anco quattro catedre di velluto carmesino, e alcuni quadri di man di mastro Lionardo Vinci il luogo mirabilmente adornavano. In questo mezzo aveva madonna Barbara fatto venire circa venticinque gentiluomini giovini de’ primi de la città. Avvisato di questo Pompeio, che già aveva fatto corcar in quel letto la donna, e copertole il viso d’un velo ricchissimo e profumata la camera di legno aloè, d’augelletti cipriani, di temperati muschi e di altri odori, fece ritrar le cortine, comandando a la donna che non facesse movimento alcuno per cosa che ella udisse. Dopo queste cose egli riccamente vestito, in viso tutto allegro, entrò in sala e con grate accoglienze quei gentiluomini raccolse. Quivi da tutti con grandissima meraviglia fu veduto, con ciò sia cosa che ciascuno il tenesse per gravissimamente infermo. Il

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