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E per sorte trovandosi Ardizzino in Pavia e veggendo costei, se ne innamorò, e tutto il dì le stava in casa, facendole il servidore e usando ogni arte per venir a l’intento suo. E quantunque fosse un poco zoppo d’un piede, era nondimeno giovine assai bello e molto gentile, di modo che in pochi giorni venne de la donna possessore, e più d’un anno si diede il meglior tempo del mondo seco, così manifestamente, che non solamente ne la città di Pavia, ma per tutta la contrada se ne tenevano canzoni. Avvenne che il signor Roberto Sanseverino conte di Gaiazzo, giovine de la persona valente e gentilissimo, capitò a Pavia, al quale la signora Bianca Maria gettati gli occhi a dosso, e giudicatolo meglior e più gagliardo macinatore che non era il suo amante, del quale forse ella si trovava sazia, deliberò procacciarselo per nuovo amante. Onde cominciando a far mal viso al signor Ardizzino e non le volendo dar più adito di ritrovarsi seco, vennero insieme a qualche triste parole. La giovane, più baldanzosa che non si conveniva, e non pensando ciò che seco aveva fatto, cominciò a dirgli villania, non solamente chiamandolo zoppo sciancato, ma dicendogli molte altre vituperose parole. Egli, che mal volentieri portava in groppa, allargato il freno a la sua còlera, le diede più volte de la putta sfacciata per la testa e de la bagascia e de la villana, di modo che dove era stato grandissimo amore vi nacque ne l’una parte e ne l’altra un fierissimo odio. Partì da Pavia il signor Ardizzino, e in ogni luogo ove accadeva che de la signora Bianca Maria si ragionasse, ne diceva tutti quei vituperosi mali che d’una femina di chiazzo si potessero dire. Ella a cui spesso era riferito il male che di lei il vecchio amante diceva, fece così col conte di Gaiazzo, che tutta in preda se gli diede. E pensando d’averlo di tal maniera adescato che di lui a modo suo potesse disporre, essendo un dì sui piaceri amorosi, e mostrando il conte tutto struggersi per lei, ella gli chiese di singolarissima grazia che volesse far ammazzar il signor Ardizzino, che altro non faceva che dir mal di lei. Il conte, udendo così fatta proposta, si meravigliò forte. Tuttavia le disse che non solamente farebbe questo, ma che per farle servigio era per far ogni gran cosa, e che era presto sempre a servirla. Da l’altra parte, conoscendo la malignità de la donna e che il signor Ardizzino era persona nobilissima ed amico suo, dal quale mai non aveva ricevuto dispiacere alcuno, deliberò di non gli voler nuocere, e tanto più parendogli che più tosto il signor Ardizzino averebbe avuto qualche color di ragione di reputarsi offeso da lui, che l’aveva, nol sapendo perciò, cacciato de la

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