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essendo seco una notte nel letto e scherzando amorosamente insieme, gli disse: – Sono più dì, signor mio, che io aveva animo di chiedervi un piacere, e vorrei che voi non me lo negassi. – Io sono – rispose l’amante – per far tutto quel che mi comandarete, quantunque la cosa che vorrete sia difficile, pur che sia in mio poter di poterla menar a fine. – Ditemi, – soggiunse ella, – il conte di Gaiazzo come è vostro amico? – Certamente, – disse alora egli, – io credo che mi sia amico e buono, perciò che io l’amo da fratello, e so ch’egli ama me, e che ove potesse mi farebbe ogni piacere, sì come io farei a lui. Ma perchè mi chiedete voi questo? – Io vel dirò, – rispose la donna; ed amorosamente baciandolo più di sei volte, soggiunse: – Voi sète, vita mia, gravemente ingannato, perchè io porto ferma openione che non abbiate il maggior nemico al mondo di lui. E udite come io lo so, a ciò che non vi pensassi che cotesta fosse una imaginazione. Quando egli praticava meco, venimmo a certo modo a ragionar di voi, dove egli mi giurò che non si trovarebbe mai contento se non vi faceva un dì ficcare un pugnale avvelenato nel petto, e che sperava in breve di farvi fare un così fatto scherzo che più non mangiareste pane. E molte altre male parole mi disse di voi; ma la cagione che a questo lo movesse non mi volle egli discoprir già mai, quantunque io molto affettuosamente ne lo ricercassi. Tuttavia, ancor ch’io fossi in còlera con voi, non restai perciò di pregarlo che non si mettesse a cotesta impresa. Ma egli mi replicava iratamente che era determinato di farlo e che io gli parlassi d’altro. Sì che guardatevi da lui e andate avvertito mettendo mente ai casi vostri. Ma se voi mi credessi, io vi consigliarei ben di modo che non avereste tema di lui nè de le sue bravarie. Io giocarei di prima, e ciò ch’egli cerca di fare a voi, io farei a lui. Voi avete benissimo il modo di potergliela cingere, e ne sarete sempre lodato e tenuto da più. Credetelo a me, che se voi non cominciate prima, egli non dormirà, ma un giorno che voi non ci porrete mente, egli vi farà ammazzare. Fate al mio conseglio, fatelo ammazzare quanto più tosto potete, chè oltre che farete il debito vostro ed ufficio di cavaliero assicurando la vita vostra che vi deve esser carissima, a me anco farete voi un dei più singolari piaceri che mi possano oggidì esser fatti. E se per vostro conto non lo volete fare, fatelo per amor mio, chè se voi mi donassi una città non mi sarebbe il dono così caro, come veder questo scilinguato morto. Sì che se m’amarete, come credo mi amate, voi levarete dal mondo questo superbo ed arrogante, che non stima nè Dio nè gli uomini. – Poteva la donna