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CAPITOLO V.

Dal messaggio di Pietro Fregoso
e di ciò che ne seguisse al castello Gavone.


In quella che Tommaso Sangonetto sta almanaccando insieme coll’oste dell’Altino, per trovar modo di sapere le cose avvenute e di foggiarvi su una credibile invenzione, andiamo noi per la spiccia e vediamo che ambasciata portasse messer Pietro Fregoso alla corte di Galeotto, marchese del Finaro.

I due cavalieri genovesi (oramai l’arcano è svelato e l’incognito non serve più a nulla) presentatisi alla porta di san Biagio e debitamente fermati dalle scolte, si erano annunziati messaggieri dalla possente repubblica e portatori di lettere d’alto rilievo al marchese. Il comandante della porta, veduto il sigillo coll’arme di Genova, avea dato loro il passo e la compagnia d’un drappelletto di balestrieri, che, parte per onoranza e parte per custodia, li condussero oltre. Così orrevolmente scortati, sotto gli occhi di un popolo curioso che si affollava sul loro passaggio e della loro venuta non pronosticava niente di buono, erano riusciti alla porta settentrionale del borgo; d’onde, per una ripida strada serpeggiante sulla costiera del monte,

erano saliti in vista del castello Gavone, dove i mar-

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