Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 139 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Castel Gavone.djvu{{padleft:150|3|0]]amore le donne a cui piacciono le pallidezze e i languori.
Madonna Nicolosina e madonna Bannina, figlia e madre, come sapete, consolavano spesso di lor presenza il ferito. La Gilda andava e veniva, aliava a guisa di farfalla, e trovava modo, ora con un pretesto, ora con un altro, di essergli sempre dattorno. Nè ciò gli sarebbe dispiaciuto (perchè una bella ragazza non fu veduta mai di mal occhio da alcuno) se a lui da molti giorni non avesse pigliato la smania di restar solo, almeno per dieci minuti, con madonna Nicolosina.
E questo, per l’appunto, questo che desiderava più ardentemente, non gli era anche riuscito. In quella vece, e più d’una volta, era rimasta sola con lui la Gilda, desiderio e tormento del suo amico Tommaso Sangonetto. La fortuna è cieca, avrebbe notato costui, se lo avesse risaputo. Ma il lettore, che già conosce un cantuccio del cuore di Gilda, penserà con ragione che non fosse tutta fortuna, quella che faceva trovare la ragazza a quattr’occhi col ferito. Senonchè, la povera Gilda sprecava ingegno e fatica; Giacomo Pico non le aveva mai detto pur una di quelle parole, che ella si aspettava sempre da lui.
Se la Gilda avesse avuto un miccino d’esperienza degli uomini, avrebbe saputo che quando uno di questi bipedi implumi è presso ad una donna non brutta, nè spiacente, e non incomincia a coniugarle quel verbo, gli è segno evidente che l’ha coniugato, o pensa di coniugarlo ad un’altra, E la Gilda, a guardarsi nulla nulla dintorno, avrebbe capito altresì dove fosse l’argomento delle coniugazioni di Giacomo Pico. Di
belle ragazze, al castello, non ce n’eran che due.