< Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 150 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Castel Gavone.djvu{{padleft:161|3|0]]

— Sì, — rispose egli confuso; — ma infine....

— Infine, — proseguì ella, — voi siete l’amico nostro, il servitor più fedele e più caro; mio padre....

— E sempre vostro padre! — interruppe Giacomo Pico, stizzito di non poter uscire da quella cerchia di affetti tranquilli e di accenni al suo umile stato.

Qui fu per madonna Nicolosina il caso di pigliare il broncio davvero.

— Messer Giacomo, e come? — chiese ella, tirandosi indietro un passo e guardandolo severamente. — Non amereste par avventura mio padre?

— Voi mi uscite di proposito, madonna Nicolosina! — gridò il giovine, riscaldandosi a sua volta. — Ah, questo è troppo ed io ho troppo sofferto. Fossi morto almeno, di quella stoccata, più pietosa a gran pezza delle vostre parole! E perchè, voi che mi parlate ora in tal guisa, siete accorsa a togliermi di laggiù, ov’io sarei presto uscito di pena?

— Non mi fate colpa di un uffizio di carità, ve ne prego; — rispose ella turbata. — Chi soffre ha diritto alle nostre cure, e più ancora quando egli soffre per nostro servizio.

— Ah, — soggiunse egli amaramente, — voi dunque non mi amate? —

La fanciulla lo guardò stupefatta. Egli incalzò la dimanda e fu per afferrarle una mano; ma ella lo rattenne con un gesto severo.

— Messer Giacomo, — soggiunse poscia, con accento impresso di dignità e di tristezza ad un tempo, — mi farete pentire d’esser venuta a darvi il buon dì. —

Giacomo Pico, il ruvido soldato, fu scosso da quelle meste parole. Ma

non era della sua natura il trat-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.