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— Lo sapevo; — disse Giacomo Pico.

Nicolosina lo guardò, in atto di sorpresa.

— Lo sapevate? — dimandò ella, — Ma allora...?

— Oh, solamente stamane l’ho udito; — soggiunse egli tosto. — Il marchese Galeotto lo ha liberato dalla sua parola, non potendo oggi, in mezzo alle angustie e ai pericoli di una guerra, accettare dicevolmente una domanda, che era stata fatta nei giorni della sua prosperità.

— Così è per l’appunto; — diss’ella sospirando. — Povero padre.

— Ah, vostro padre ha nobilmente operato. Ma quell’altro, il vile, che fu sul punto di ottenervi, s’è pure affrettato ad accettare lo scampo!

— Non parlate così, messer Giacomo! Sebbene è giusto che la cosa debba aver questo fine, è debito nostro di dire che egli non ha risposto nulla. Ed è brutto, assai brutto, accusare gli assenti.

— Voi dunque rimpiangete quelle nozze! Amavate dunque il conte di Osasco, senza conoscerlo ancora?

— Messer Giacomo, — rispose la giovinetta offesa nella sua verecondia, — io non ho a dirvi se l’amo, o no; bene ho a dirvi che una fanciulla deve rispetto a’ suoi genitori e al nome che porta, e che voi dimenticate l’una cosa e l’altra in un punto.

— Ah sì! — sclamò il Bardineto, che sentiva la sferza e non era d’indole da patirla, nè da riconoscere in cuor suo d’averla meritata. — Io debbo tacere. Ama, povero sciocco, e taci! Servi, vassallo, e taci! Combatti, oscuro soldato, e taci! È il debito tuo. I tuoi padroni hanno voluto così; sul tuo corpo hanno diritto e sull’anima tua, questi superbi signori. Dite, madonna, non è egli

proprio così?

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