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— No, poichè chiedete il mio avviso, non è proprio così; — rispose Nicolosina, con risolutezza di cui qualche ora prima non sarebbe stata capace. — Avrei potuto partirmi di qui, fors’anco dovuto; rimango invece per difender me e la mia casa contro la vostra ingiustizia. Che sia il diritto dei signori sui loro vassalli e come stabilito, non so; ho imparato dal libro di Dio che tutti siam pari davanti a lui, nella speranza dei cieli, ma che ciò non muta e non scioglie i vincoli d’autorità con cui si governa la terra. Qui, poi, non vi disprezza nessuno; qui tutti vi son grati de’ vostri alti servigi; nol sarebbero, se vi tenessero in conto di un oscuro soldato, o di un vil servitore. E, viva Dio, checchè diciate, messer Giacomo Pico, checchè pensiate voi dei potenti (e come lo siamo vel dica la presenza de’ nostri giurati nemici alle porte di questo povero borgo) ingrati voi non potete dire i discendenti di Aleramo e della figlia di Ottone. —
Un amaro sorriso sfiorò le labbra di Giacomo. Ferito da quell’accenno, che gli parve superbo, nè badando alla commozione vivissima che accendeva il volto della fanciulla, o vedendola in quel rossore più bella, così le rispose, infiammato d’amore e di sdegno.
— Sì, lo ricordo, lo vedo, quale distanza corre tra noi. E perciò ricuso la gratitudine vostra, nobile e accetto presente tra uguali, povera ricompensa ai minori, senza il suggello di quell’amore che toglie ogni distanza.... che dico, la toglie?.... che non ne conosce nessuna. Questo amore io v’ho chiesto, madonna; questo io vi chiedo ancora, a mani giunte, in ginocchio. Credete che io non valga quanto
un cavalier di co-