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— Uccidetemi, messer Giacomo! — gli disse invece, dando in uno scoppio di pianto. — Ho udito ogni cosa e mi è più caro morire, che soffrir come faccio da un’ora. —

Giacomo Pico rimase immobile un tratto a guardarla, così abbandonata nelle sue braccia, sciolta le chiome, il volto arrovesciato, fiammeggiante, inondato di lagrime. Era bella, così; e lo amava, e soffriva per lui.

S’inginocchiò, per sostenerla meglio e sollevarle la testa, ma più, ancora per divorarla degli occhi e riscaldarla del suo alito ardente, quella donna leggiadra, che si struggeva di vergogna e di amore.

— Hai udito ogni cosa? — le disse. — Hai dunque udito che siamo i loro servi, i loro trastulli? Questi orgogliosi e malvagi signori, li conosci ora anche tu? —

— Oh, Giacomo! che dite voi mai!.... — gridò sbigottita la poveretta.

— Dico che tali son essi, e che altri dobbiamo esser noi da quelli di prima, per loro; — ripigliò Giacomo, infiammato di sdegno; — dico che bisogna odiarli.... e amarci tra noi; — soggiunse sottovoce e quasi bisbigliandole la frase all’orecchio.

Alle inattese parole e al soffio infuocato delle labbra di Giacomo, la Gilda trasaltò e volse su lui uno sguardo smarrito.

— Amarci tra noi, sì! — ripetè il Bardineto. — Non siamo noi quanto loro? In che sei tu men bella di lei? E in che son io da meno di uno sposo che ella conosce a mala pena per nome? Io e tu, fanciulla, siam

nati in umile stato; è questa l’unica differenza

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