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CAPITOLO XI.

Dove è detto del Maso, ragazzo, come cangiasse
stato e quante volte padrone.


Domando una grazia ai lettori; ed è quella di ricordarsi d’un personaggio umilissimo, apparso nei primi capitoli di questo racconto, del Maso, a farla breve, del ragazzo che servì i due forastieri all’osteria dell’Altino.

Ragazzo, servo adoperato a vili esercizii, come a dire stalliere, guattero, o giù di lì; questo avea fatto di lui mastro Bernardo, l’ostiere, dopo averlo raccattato per via, alla guisa dei trovatelli, e tirato su a scapellotti; ma le sorti della patria, condotte allo stremo, ne avean fatto un soldato. A malincorpo, se vogliamo; imperocchè, qual è il negozio di qualche importanza che non si cominci a farlo così? Ve n’ha che piacciono maledettamente, e cionondimeno l’incignarli è stato un guaio de’ grossi; testimone il gusto matto che io provo adesso a ragionare coi popoli, dopo averci fatto il viso; che, a dir vero, non fu la fatica d’un giorno.

Per altro, in quella guisa che mettendosi a tavola suol venir l’appetito, la necessità aveva portato la consuetudine, e la consuetudine un certo gusto alla vita soldatesca, in quel miscuglio di

balordaggine e di

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