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— Eh, mi pare che il tempo sarebbe venuto! Ma via, non mormoriamo; forse son io l’umile strumento di cui la Provvidenza si serve per metter fine alle sue prove. —

La Gilda guardò meravigliata suo zio, per sincerarsi a’ suoi atti se parlasse da senno, o non avesse per avventura dato il cervello a pigione. L’aria d’importanza ond’era impresso il volto di mastro Bernardo, faceva somigliare il bravo ostiere soldato ad uno del suoi tacchini, ingrassati pel Natale, quando gli faceano la ruota sull’aia.

— Sai? — proseguì mastro Bernardo, rispondendo ad una domanda che Gilda gli avea fatta cogli occhi. — C’è del nuovo. Notizie gravi! Non tremare. Uomo avvisato, mezzo salvato; ed io vengo a salvare il magnifico signor marchese. Ho pensato di parlarne prima con te, perchè sei una buona figliuola ed hai fatto del bene alla mia Rosa, tua povera zia, e a quattro ragazzi, che la guerra fa rimanere senza l’aiuto del padre.

— Ho fatto il debito mio; — disse brevemente la Gilda. — Ma parlate, per carità; che c’è egli di così grave, e qual è questo avviso di salvezza che portate al castello?

— Chetati, e te le dico in poche parole. Bada; ti parrà strano, come lo parrà al nostro magnifico signore. E se non fosse ch’io l’ho di buon luogo... Ma via, non vo’ tenerti sulla corda. Il Pico tradisce; il Sangonetto tradisce; tutti tradiscono qui.

— Che dite voi mai? — gridò la Gilda, non badando che al nome del

Bardineto. — Giacomo?... Giacomo Pico un traditore? Ma lo pensate voi? E po-

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