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Eh, mastro Bernardo, — soggiunse l’altro, stringendosi nelle spalle, — non vi lagnate voi qualche volta, e non avete detto ancora l’altro dì....

— Che tu se’ un pendaglio da forca o ch’io vo’ lardellarti la lingua, per farne vivanda regalata al diavolo, tuo padrone. Va via, e vedi se la Rosa ha in pronto la frittata. Perdonate, magnifici messeri! Quel tristanzuolo mi ha fatto perdere la tramontana, colle sue invenzioni. Non dico che qualche volta.... Sicuro, i tempi son grami e le riprese scarse; ma io ho sempre pagato volentieri la taglia, la decima, e tutte l’altre gravezze.... perchè, già, il castello e la chiesa non son mica fatti d’aria, e di qualcosa hanno pure a campare.

— Sta di buon animo! — disse gravemente il Picchiasodo. — Se tu hai qualche volta mormorato del fisco, hai anche puntualmente pagato. La penitenza cancella il peccato, e noi non ne diremo nulla al tuo ottimo signore. Alla sua salute intanto, — aggiunse il solenne bevitore, — e ogni cosa gli vada com’io di gran cuor gli desidero.

— Non son genovesi! — notò mastro Bernardo tra sè. — Indi, a voce alta proseguì:

— Vedo che voi, magnifici messeri, siete amici del nostro Marchese, che Iddio prosperi e innalzi su chi gli vuol male. Di certo siete qua venuti per fargli una sorpresa....

— Vedi il destro arcadore! Ei l’ha imberciata alla prima. Sicuro, siamo venuti a fargli una sorpresa, e sarà più contento egli di veder noi, che non tu di buscarti un genovino d’oro.

— Moneta del nemico, è sempre buona a pigliarsi;

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