< Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 259 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Castel Gavone.djvu{{padleft:270|3|0]]

— Ah! — interruppe la Gilda. — Di Giacomo Pico ella disse? Egli fu dunque scoperto?

— Scoperto! — esclamò Nicolosina. — È egli dunque un traditore? Che ne sapete voi, Gilda? Parlate; ve lo comando. —

L’ancella si pentì di aver troppo parlato.

— Signora, perdonatemi! — ripigliò, giungendo le palme. — Ho io detto scoperto? Volevo domandare se si sospetta per avventura di lui. Sono una povera fanciulla; non so parlare a modo. Abbiate compassione, madonna. Io non ho che un presentimento di sventura; forse un’ubbìa di donnicciuola, come quella che mi avete detta poc’anzi. Ma ve ne supplico, mia dolce signora, non ridete de’ miei timori; dormite questa notte nella mia camera... È un luogo più sicuro, e nessuno penserà ad andare là entro.

— C’è dunque qualcuno che può pensare a venir qua? — replicò madonna Nicolosina con accento di collera. — Ogni vostra parola vi tradisce; e sta bene. È forse nella vostra confusione un avvertimento del cielo. Mio padre non ha creduto alla vecchia di Savona; eppure, anche giudicandola pazza, non ha saputo vincere un senso di dubbio e di sgomento. Lasciatemi, Gilda; io vado da lui e dalla mia povera madre...

— Signora mia!

— Lasciatemi, vi dico! Già troppo male avete fatto a parlar così tardi. —

Così dicendo, respinse la Gilda che le si era aggrappata alle vesti, e andò verso l’uscio.

Ma, appunto in quel mentre, si udì nella sala del piano inferiore uno

strepito, come di armi percosse.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.