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Ma Giacomo Pico, riscaldato com’era, inebbriato della sua collera, non le diè retta.
— Ah, voi credevate, — proseguì egli, mentre faceva per la camera le volte del leone, — che io potessi dimenticar quella donna? che io potessi acquetarmi a’ suoi superbi dispregi? Mal conoscete il cuore dall’uomo.
— Disgraziato, fermati! — gridò per la seconda volta la Gilda. — Vive già nel mio seno una vita che ti può maledire! —
E mentre si contorceva nello spasimo, rasciugandosi con una mano il sudor freddo che le stillava dalla fronte, brancolava coll’altra per trovare un appoggio. In buon punto la spalliera del letto le sostenne il fianco spossato.
Il Bardineto la vide e n’ebbe compassione. Ma era detto che le parole sue non dovessero tornar di conforto a quella povera donna.
— È un acerbo dolore per voi; sì, pur troppo; ed una maledizione ch’io merito. Ci siamo ingannati ambedue. Io stesso non vedevo in fondo al mio cuore. È un abisso, credetelo, e più nero che voi non pensiate. Amo io quella donna, o l’odio? Non lo so. Eppure, ella ha da esser mia. È una rabbia in me, una feroce voluttà di vendetta. Sono un traditore per lei, mi capite? un traditore. Voi non potreste dirmi cosa che io già non abbia detto a me stesso. Traditore ed infame. A lei la colpa, a lei la pena di ciò! Dove è dessa? dove l’avete nascosta?
— Non la cercate; — rispose Gilda, con un filo di voce.
— Per l’anima tua, disgraziata, dimmi dov’è? Voglio saperlo, m’intendi?