< Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 71 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Castel Gavone.djvu{{padleft:82|3|0]]lora la differenza tra voi, conte di Osasco, e il più vile de’ vostri vassalli? e quale rimarrebbe la vostra fama agli occhi dalla donna che amate?

— Conte di Osasco! — ripetè messer Pietro, voltandosi al Picchiasodo. — Ah, mi ricordo; — soggiunse a bassa voce, — lo sono, a quel che pare, e non posso disdirmi. —

Indi, rivolto il discorso a Giacomo Pico, gli chiese, con quel suo piglio sarcastico:

— E chi sei tu? Forse il duca Namo di Baviera, tornato tra i vivi? O forse Guerrino il Meschino, cercator d’avventure?

— Rattenete la lingua, per utile vostro! — replicò il Bardineto, impallidendo dallo sdegno. — Son tale che ha diritto sopra un tesoro, e non consentirà che altri glielo rubi. Son tale che desidera di vedere alla prova se la vostra spada è degna della vostra arroganza.

— Per san Giorgio, gli è questo un audace linguaggio, — disse a lui di rimando quell’altro, — e per la prima volta ch’io l’odo, mi piace.

— Vi piaccia, o no, gli è il mio, e lo udrete più d’una volta al Finaro, se vi piglierà il ruzzo di tornarci.

— Per Dio, se ci tornerò! Non foss’altro, per vedere di quanti palmi t’avranno scavato profonda la fossa!

— Di ciò parleremo; — borbottò Giacomo Pico. — Vi piaccia intanto calarvi d’arcione.

— Volentieri, se m’indicherete un luogo dove possiamo sbrigare i fatti

nostri meglio che sulla strada maestra.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.